«Quei rubin, quelle perle e quelle note». Di alcune intavolature di liuto in una biblioteca privata palermitana e di una stampa ritrovata di Ihan Gero

Autori

  • Maria Antonella Balsano

Abstract

La prima parte dell’articolo descrive le cinque stampe della miscellanea Rubino. I rispettivi compositori sono Giulio Abondante, Domenico Bianchini, Francesco da Milano, il suo allievo Perino Fiorentino e Giacomo Gorzanis, autori di musiche originali per liuto o di intavolature di pezzi altrui. Le stampe, tutte note e in gran parte edite o visibili in rete, risalgono al periodo 1554-1565. L’interesse della miscellanea risiede nella sua provenienza: tranne l’opera di Gorzanis presente in area triestina, nessun altro esemplare noto di queste stampe si trova in biblioteche italiane. La miscellanea proviene invece dalla Sicilia centrale: nell’immediato dopoguerra l’ebbe in dono in un convento di Caltanissetta Giovanni Rubino, dal quale passò ai figli. Come si spiega?
Gli studi degli ultimi decenni hanno ricostruito la prima fase della scuola polifonica siciliana: il fondatore, il calabrese Giandomenico Martoretta, dedicò la prima opera a Francesco Moncada, conte di Caltanissetta, la cui residenza era un centro culturale di alto livello. A quest’ambiente è plausibile collegare l’acquisto e l’uso di questo materiale. Tale ipotesi trova sostegno nel fatto che altre stampe musicali (Biblioteca Centrale di Palermo), edite tra il 1538 e il 1540, appartennero al genero del Moncada, Pietro Barresi, e quindi al di lui nipote Vincenzo Branciforti. Nell’esaminare queste stampe, catalogate in epoca recente, è venuto fuori il libro-parte del Canto della prima edizione del Primo libro di madrigali et canzoni francese a doi voci di Ihan Gero, stampata a Venezia da Scotto nel 1540: un unicum finora sconosciuto.

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Pubblicato

04/04/2020

Fascicolo

Sezione

Saggi