Memorie orientali nella tradizione liturgico-musicale della Chiesa ravennate nei secoli XI-XII

Autori

  • Paola Dessì

Abstract

Con l’avvento della politica ecclesiastica di Carlo Magno, si avviò un processo di riduzione dei molteplici riti delle liturgie locali e delle rispettive tradizioni meliche. Per quanto la diffrazione rituale continuò a esistere e a essere accettata, la liturgia delle Chiese d’occidente andò progressivamente allineandosi attorno al rito e al canto romano-franco. La politica iniziata dai Carolingi e sostenuta dagli Ottoni facilitò, a partire dalla seconda metà del secolo X, la veloce diffusione del Pontificale romano-germanico, composto tra il 950 circa e il 964 per opera dell’arcivescovo Guglielmo, figlio di Ottone I. Anche la Chiesa di Ravenna, guidata in quegli anni da vescovi tedeschi, conobbe e accolse il Pontificale. La sua adozione e diffusione rientrava in quella politica di renovatio imperii portata avanti dagli Ottoni, che tanto fecero per costruire un’Europa unitaria che rivendicava la propria autonomia da Est. Tale processo fu non privo di difficoltà e resistenze soprattutto all’interno di quelle liturgie che, come la Chiesa ravennate, scontavano un forte debito storico verso Oriente.

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Pubblicato

09/18/2020

Fascicolo

Sezione

Saggi