Leonardo, Boezio o David? Le immagini miniate nel Liber Musices di Florentius (I-Mt 2146) e le loro (im)possibili letture iconografiche
Abstract
The Liber Musices preserved in the Biblioteca Trivulziana at Milan (ms. 2146) is a manual of musical theory compiled between 1484 and 1492 by a mysterious Florentius musicus, explicitly commissioned by Cardinal Ascanio Maria Sforza, brother of Ludovico the Moor, duke of Milan. Apart from the doctrinal contents of the treatise, the codex has always galvanized the attention of scholars for its “exterior” illuminations which make it without doubt one of the most superb artefacts of palaeographic and miniature art of the time. The codex was handwritten in Florence at the atelier da Verrazzano (one of the most prestigious in Italy) and was miniated by Attavante degli Attavanti, the celebrated miniaturist of the Italian Quattrocento. In particular, Attavanti knew how to give the manuscript a luxurious allure which found its summa above all in the two initial chartae, endowed with exuberant decorations and a great number of figurative embellishments. The present article concentrates in fact on the iconography of the frontispiece, searching for plausible clues to reading, given that there has been more than one attempt in the last two centuries to explain some of the images whose figurative features are somewhat “singular”. There are for instance musicians portrayed in such unusual postures as to prompt iconographic readings that are frequently “absurd” if not totally incorrect from an organological point of view. This article therefore reviews in primis the above-mentioned attempts at decoding and, finally, proposes a possible explanation of the figurative pecularities of the Liber Musices.
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Il Liber Musices conservato presso la Biblioteca Trivulziana di Milano (ms. 2146) è un manuale di teoria musicale redatto tra il 1484 ed il 1492 da un enigmatico Florentius musicus su esplicita commissione del Cardinale Ascanio Maria Sforza, fratello di Ludovico il Moro duca di Milano. Al di là degli aspetti dottrinali del trattato, il codice ha da sempre catalizzato l’attenzione degli studiosi per le proprie caratteristiche ‘esteriori’ che ne fanno indubbiamente uno dei più superbi manufatti dell’arte paleografica e miniaturistica dell’epoca. Esso fu vergato a Firenze nella bottega dal Verrazzano (una delle più prestigiose d'Italia) e fu miniato da Attavante degli Attavanti, il più blasonato miniatore del Quattrocento italiano. In particolare quest’ultimo ha saputo conferire al manoscritto una allure di gran lusso che trova la propriasumma soprattutto nelle due chartae iniziali dotate di rigogliosa decorazione e di un’altissima densità figurativa. E proprio sull’iconografia di questo frontespizio si concentra il presente articolo alla ricerca di una plausibile chiave di lettura dal momento che, nei due secoli scorsi, non sono mancati tentativi di interpretazione di alcune immagini dotate di caratteristiche figurative quantomeno ‘singolari’. Si tratta, infatti, di musici ritratti in pose talmente inusuali da stimolare letture iconografiche spesso assolutamente ‘fantasiose’ quando non addirittura scorrette sotto il profilo organologico. In questa sede, quindi, in primis si darà conto di tutti questi tentativi di decodificazione ed alla fine si proporrà una possibile spiegazione delle stranezze figurative del Liber Musices.
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