Musiche strumentali settecentesche nel fondo musicale “Crescimanno d’Albafi orita” a Caltagirone

Autori

  • Nicolò Maccavino

Abstract

La biblioteca privata di una casata aristocratica caltagironese, i Crescimanno d’Albafiorita, custodisce una raccolta di musiche strumentali settecentesche manoscritte. Tali manoscritti, unitamente alle diverse testimonianze documentali prodotte relative alla vita musicale caltagironese, sono elementi chiari dell’interesse che anche in Sicilia – a Caltagirone in particolar modo – nella seconda metà del XVIII secolo si aveva nei confronti della musica strumentale; e ciò tanto nella sfera pubblica quanto, soprattutto, in quella privata che risuonava nei palazzi della nobiltà. La sopravvivenza di siffatte musiche, una vera rarità a queste latitudini, rivela che i Crescimanno (similmente a ciò che avveniva nelle famiglie aristocratiche d’Italia e d’Europa) hanno, nel tempo, coltivato con gusto tale specifico interesse, raccogliendo brani strumentali di vario genere e provenienza, con cui appagare il piacere dell’intima esecuzione cameristica, come pure quella dell’ascolto di concerti solistici e sinfonie. Se i testimoni più pregevoli di questo fondo sono rappresentati dai manoscritti (alcuni in copia unica) contenenti composizioni di celebri musicisti – da Tartini ai fratelli Sammartini, da Alessandro Besozzi a Davide Perez –, non meno interessanti (e non solo per la micro-storia musicale) si scoprono i brani di quei musicisti, oggi noti agli studiosi o perfettamente sconosciuti (mi riferisco ai vari Cecere, Prota, Sciroli, Napoli, La Barbiera, Platania, Cuchel), ma che all’epoca, tuttavia, erano ugualmente apprezzati, ascoltati ed eseguiti.

Pubblicato

03/13/2019

Fascicolo

Sezione

Saggi