Una nuova versione a due voci dell’inno Ave maris stella in un Salterio-Innario conservato nella Biblioteca Comunale di Palombara Sabina (Roma): ancora sul ‘cantus planus binatim’

Autori

  • Alessandro Decadi
  • Agostino Ziino

Abstract

Nella Biblioteca Comunale di Palombara Sabina (Roma) si conservano tre libri liturgici, dei quali due manoscritti – un Salterio-Innario della seconda metà del xv secolo che è l’oggetto del presente articolo e un Kyriale-Graduale più recente – ed uno a stampa del xviii secolo, finora sfuggiti all’attenzione degli studiosi e provenienti quasi certamente dal convento francescano fatto costruire nel xv secolo dai Savelli che dal 1270 governavano la città (che dal secolo xi si chiamava Palumbaria) e nella quale si può ancora ammirare l’antico castello appartenuto, appunto, a questa potente famiglia romana. Il Salterio-Innario, in pergamena e con le due coperte lignee ricoperte in cuoio marrone scuro, consta di 79 fogli ma ne avrà avuti di più dato che l’ultimo foglio porta il numero 91. Inoltre è mutilo in alcune parti, ma attraverso uno studio approfondito è stato comunque possibile ricostruirne il contenuto. Infine, dal f. 72 in poi su ogni foglio pergamenaceo ne è stato incollato uno cartaceo sui quali sono stati copiati solo inni. Ovviamente, solo staccando i fogli cartacei incollati potremo sapere il contenuto di quelli sottostanti. Un altro aspetto interessante consiste nel fatto che l’inno Ave maris stella è in una versione a due voci, in unicum e nello stile del cantus planus binatim ma anche ricco di dissonanze

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Pubblicato

07/03/2023

Fascicolo

Sezione

Saggi