’O sole mio, Umberto Giordano and a possible plagiarism

Autori

  • Giorgio Ruberti

Abstract

Il plagio in musica rappresenta un argomento complicato, di difficile discussione anche a causa della confusione legislativa che caratterizza la nostra epoca governata dal diritto d’autore. Basti pensare che in ambito giuridico la prova decisiva di un plagio musicale è spesso rappresentata dal semplice ascolto, ovvero dalla reazione emotiva estetica che la sospetta opera plagiaria è in grado di suscitare. Questo articolo, in una prospettiva invece storico-musicale, mette in dubbio l’originalità della melodia del ritornello di una delle canzoni più note di sempre, ’O sole mio (1898). Il suo autore, Eduardo Di Capua (coadiuvato da un altro musicista, Alfredo Mazzucchi, come un giudice ha stabilito con una recente sentenza), potrebbe effettivamente aver plagiato un brano (Canzon d’amor) che Umberto Giordano scrisse per la sua opera verista Mala vita (1892, poi rivista nel 1897). Una serie di indizi lo dimostrerebbero: le incerte origini di ’O sole mio, le
modalità collaborative di Di Capua e Mazzucchi, la prassi in uso all’epoca nella produzione di canzoni napoletane di copiare opere altrui, il fatto che lo stesso Di Capua era già stato accusato pubblicamente di plagio per un’altra sua canzone del 1895. Soprattutto, lo dimostrerebbe l’analisi musicale dei due brani, il tentativo attuato in ’O sole mio, attraverso una collaudata tecnica di costruzione melodica, di camuffamento dei motivi di Canzon d’amor.

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Pubblicato

09/18/2020

Fascicolo

Sezione

Saggi