Simposio internazionale

Università di Cassino

9-10 dicembre 2010

Programma (in pdf)

Sommario degli Atti

Resoconto

Nelle giornate del 9 e del 10 dicembre 2010, presso l’Aula Magna della Facoltà d’Ingegneria dell’Università di Cassino, si è svolto il Simposio Internazionale Musica e liturgia a Montecassino nel Medioevo. Il Simposio è stato promosso dai Dipartimenti di Antichità, Medioevo e Territorio e di Filologia e Storia dell’Università di Cassino, con il contributo della Provincia di Frosinone e della Confindustria di Frosinone, e ha ricevuto il patrocinio dalla Società Italiana di Musicologia. L’occasione di incontro ha permesso a tutti gli studiosi presenti di confrontarsi e di fare il punto sull’evoluzione e sugli esiti della ricerca negli ultimi vent’anni. Particolare attenzione è stata riservata al patrimonio liturgico-musicale custodito nell’Abbazia di Montecassino, lasciando comunque spazio a relazioni di vario interesse.

Ad aprire i lavori, la mattina del 9 dicembre, è stato l’organizzatore del Simposio, Nicola Tangari. Dopo un breve discorso di benvenuto tenuto insieme agli altri tre moderatori degli incontri - Giacomo Baroffio, David Hiley e Thomas Kelly - Tangari ha offerto ai presenti una breve panoramica sulla ricerca della musica liturgica a Montecassino e sugli sviluppi dell’ultimo ventennio. Tra i manoscritti più studiati presenti nella biblioteca di Montecassino, Tangari ha segnalato il ms. 118, antologia di testi teorici e tonario del sec. XI; il ms. 542 del sec. XII, raro testimone del repertorio musicale antico dell’ufficio di Montecassino; il ms. 546 del XII-XIII sec., graduale – kyriale – tropario – sequenziario che testimonia il culto di San Mauro a Montecassino; il ms. 339, sacramentario del sec. XI che presenta miniature cassinesi di epoca desideriana. Tra i manoscritti originari di Montecassino, ma non presenti in Abbazia, sono stati citati il ms. Urb. Lat. 602 della Biblioteca Vaticana, processionale – kyriale – tropario - prosario del sec. XIII che contiene, tra l’altro, il canto della Sibilla e, della stessa biblioteca, il Vat. lat. 6082 del sec. XII, il più completo messale beneventano. Da ultimo è stato ricordato il ms. 269 dell’Abbazia, nel quale troviamo l’esempio più antico di notazione musicale cassinese a noi pervenuto. Infine, Tangari ha elencato i recenti studi che riguardano il repertorio e la vita liturgico-musicale di Montecassino, chiudendo il suo intervento con la segnalazione delle più interessanti esecuzioni di brani cassinesi pubblicate recentemente: Lombards et barbares (Arcana A 319, 2002); Terra Adriatica (ED 13107, 2006); Cancioniero (Alia Vox AV9816 A+B, 2001).

La relazione di David Hiley, The Historia Sancte Caterine in manuscript Napoli, Biblioteca Nazionale, XIII.G.24. The earliest proper office for St. Catherine of Alexandria?, pur allontanandosi dall’ambito cassinese, si è basata su argomentazioni paleografiche per mostrare come manoscritti in notazione normanna possano ritrovarsi in area meridionale. Hiley estrapola dal ms. napoletano contenente la Historia Sancte Caterine gli unica musicali, analizzandoli dal punto di vista sia testuale  sia musicale. Attraverso il confronto di alcuni esempi musicali, Hiley ha messo in evidenza come in questo ms. napoletano siano presenti nuove melodie rispetto al repertorio gregoriano, con la presenza di alcuni melismi, come nel caso del Magnificat iniziale del manoscritto che contiene, nel verso 6, un esplicito riferimento a Santa Caterina. Da questo dato Hiley presume che l’Historia Sancte Caterine sia il più antico ufficio dedicato alla Santa giunto fino a noi.

L’intervento successivo di Angelo Rusconi, Una “enciclopedia” di teoria musicale: per un’edizione di Montecassino 318, ha voluto sottolineare l’urgente esigenza dell’edizione del ms. 318, considerando le attuali condizioni di conservazione e per poter effettuare uno studio complessivo, sostenuto da trascrizioni corrette e da un’attenta ricerca sulle varianti linguistiche. I singoli testi contenuti in questo codice, infatti, sono stati studiati separatamente, ma non allo stesso livello di completezza, mentre l’enorme mole di temi culturali e interdisciplinari in esso presenti  richiede molteplici e diversificate competenze. Rusconi ha fatto notare come, tramite il confronto con le foto di Amelli, si possa evidenziare il costante deterioramento di questa fonte. Risulta dunque necessaria un’accurata edizione digitale del manoscritto per tentare di far emergere, grazie alle nuove tecnologie, le parti del testo che stanno sparendo. Infine, Rusconi ha evidenziato l’importanza del ms. 318, svolgendo una breve analisi contenutistica, dalla quale appare tutta la ricchezza di questo manoscritto miscellaneo.

L’ultima relazione della mattina del 9 dicembre è stata quella di Laura Albiero, Frammenti liturgico-musicali nel Martirologio dell’Assunta di Arpino. L’autrice ha proposto un’analisi di frammenti pergamenacei in scrittura beneventana, provenienti da un Antifonario del sec. XI ed ora usati come brachette di sostegno nella legatura del Martirologio dell’Assunta di Arpino. Il contributo dell’Albiero si avvale della comparazione di questi frammenti musicali con fonti già note di testi di sicura attribuzione beneventano-cassinese, ossia il Cassinese 542, i codici Benevento 19 e 21.

Il primo intervento del pomeriggio del 9 dicembre è stato quello di Gunilla Iversen, Gloria in excelsis and its tropes and prosulas in Montecassino. La relazione ha sottolineato l’importanza dello studio di questo repertorio di tropi a partire dal  contesto territoriale e stilistico. Viene citato, infatti, il fenomeno della variatio directa tipico della prassi antica del Gloria in excelsis: in base alla scuola che lo eseguiva di volta in volta, lo stesso canto era soggetto a variazioni e stili diversi.

Luisa Nardini, nella sua relazione Vir Dei Benedictus nei manoscritti liturgici beneventani e non beneventani, ha premesso alcune considerazioni sull’uso e sul significato del recente termine “neogregoriano”. Nardini ha spiegato che la parola sta ad indicare quel repertorio che ha una stretta relazione e corrispondenza con il gregoriano, ma che a sua volta è ricco di influenze extraregionali.

La messa Vir Dei Benedictus è un prodotto autoctono cassinese e non beneventano: innanzitutto è attestata nei codici copiati a Montecassino ed è stata tramandata in modo compatto nel corso dei secoli. L’analisi infine si sofferma sia sulle aree geografiche sia sulle modalità di ricezione della messa. L’autrice individua un triplice canale di diffusione: un primo attraverso il canto Os Justi; un secondo attraverso il solo testo della messa e il terzo secondo i testi e le melodie proprie di Montecassino.

Nel proprio intervento, Beneventan Melodic Symptoms in Antiphons at Montecassino, Matthew Peattie si è soffermato sugli elementi distintivi dello stile melodico e formulaico nelle antifone degli uffici di San Benedetto, Santa Scolastica, San Vincenzo e San Silvestro, a partire dalla fonte Montecassino Archivio della Badia, ms. 542. Peattie ne ha esposto le proprietà modali e strutturali, sottolineando come il manoscritto non conservi gli uffici dei santi associati alla città di Benevento e che probabilmente i caratteri dello stile beneventano possano essere giunti nel repertorio in circostanze specifiche, legate ai maggiori centri monastici ed ecclesiastici di influsso cassinese-beneventano.

Ultimo intervento della giornata, la presentazione di Brian Möller Jensen, Non-biblical Introit Antiphons in Cassinese Liturgical Sources, ha rilevato nelle fonti cassinesi la presenza di alcuni introiti non biblici come Vir dei benedictus per San Benedetto e Beatus Martinus per San Martino. Questi brani appaiono anche in altre fonti e sembrano riflettere la particolare pratica italiana di comporre introiti a tema non prettamente biblico, con testi estratti dalle vite dei santi e dai sermoni dei Padri della Chiesa.

Il programma del Simposio è proseguito la mattina successiva con una visita all’Abbazia di Montecassino guidata da dom Faustino Avagliano, archivista e studioso di storia monastica. Dopo aver visitato i luoghi più significativi della monumentale Abbazia, tutti gli studiosi sono stati ospitati presso l’Archivio, dove hanno potuto esaminare alcuni tra i più importanti testimoni manoscritti della tradizione liturgico-musicale cassinese. Thomas Kelly e Giacomo Baroffio hanno svolto alcune brevi presentazioni delle fonti disposte nella piccola esposizione, evidenziandone le peculiarità e spiegandone l’importanza per la storia liturgico-musicale di Montecassino.

La sessione successiva è stata iniziata nel pomeriggio da Marco Palma che ha illustrato, attraverso una dimostrazione pratica, l’iniziativa BMB (Bibliografia dei manoscritti in scrittura beneventana) (http://edu.let.unicas.it/bmb/) curata dallo stesso Palma e da Antonio Cartelli, un catalogo on-line che offre la possibilità di consultare gratuitamente la bibliografia aggiornata sui manoscritti beneventani.

Roger E. Reynolds nella sua relazione dal titolo Liturgical Legislation in the Early Medieval Canon Law Collections of Montecassino, ha constatato come tra gli studiosi di diritto canonico medievale sia diffusa la convinzione che presso i monasteri vi fosse poco interesse per la legislazione ecclesiastica. La ricchezza e la varietà di collezioni di diritto canonico a Montecassino, tuttavia, mette in luce una realtà ben diversa, in particolare per ciò che riguarda i temi di liturgia. Analizzando con cura le collezioni alto-medioevali di diritto canonico a Montecassino, Reynolds ha sottolineato specialmente le questioni riguardanti gli esecutori di musica liturgica.

Di seguito Francesco Zimei ha parlato del tema «Da Montecassino all’Umbria». A proposito del Planctus neumato scoperto dall’Inguanez, concentrandosi sulla cellula letteraria del Planctus cassinese. Si tratta di un frammento di un brano giullaresco in quartine monorime di doppi quinari incorporato verso la metà del XII secolo nella Passione latina che fu scoperta settantacinque anni fa dall’archivista Dom Mauro Iguanez in una legatura nella biblioteca dell’Abbazia. Nonostante i guasti della pergamena, si può osservare come una parte del testo sia stata ripetuta dal copista più in basso e corredata di notazione neumatica in campo aperto. Questo dettaglio, spesso trascurato dagli studi specifici, appare di enorme importanza per la storia della musica italiana delle origini.

Ultimo intervento del Convegno è stato quello di Oliver Gerlach: Byzantine Chant and its Local Traditions in Southern Italy before and after the Reform of Desiderius, Abbot of Montecassino. La fine del canto Beneventano si ritiene di solito storicamente evidenziata in una cronaca di Montecassino che riporta l’interdizione di questo repertorio da parte del papa Stefano IX nel 1058. Il contesto storico in cui questa riforma ebbe luogo fu quello del conflitto diplomatico tra il clero occidentale e quello orientale nel 1054, quando papa Leone IX e l’impero bizantino provarono ad allearsi nella difesa contro l’invasione normanna del sud Italia. La tradizione monastica Bizantina fiorì proprio all’inizio dell’XI secolo, quando diverse nuove comunità furono fondate e dettero luogo alla diffusione del culto in Italia. Molti dei manoscritti sopravvissuti non sono databili prima del XII secolo.

(Flavia Pasqui e Stefano Todarello)