organizzato dall'Istituto Storico Austriaco
presso il Forum Austriaco di Cultura a Roma
in collaborazione con la Società Italiana di Musicologia

 

Incontro di studio

Istituto Storico Austriaco presso il Forum Austriaco di Cultura a Roma, Bruno Buozzi, 111–113, Roma

22 aprile 2002

Programma, resoconto e mozione finale

  • 11.00 Apertura dei lavori
    Bianca Maria Antolini, Presidente della Società Italiana di Musicologia
    Richard Bösel, Direttore dell'Istituto Storico Austriaco


LE COLLEZIONI DI STRUMENTI STORICI, presiede Richard Bösel

  • 11.30 Rudolf Hopfner, Direttore della Collezione di Strumenti Musicali Antichi del Kunsthistorisches Museum di Vienna, The Collection of Ancient Musical Instruments in Vienna – a reappraisal
  • 12.15 Renato Meucci, Conservatorio di Novara, Le collezioni di strumenti storici in Italia – una ricognizione


RECENTI INIZIATIVE MUSEALI E NUOVE RICERCHE IN ITALIA, presiede Ala Botti Caselli (Conservatorio di Perugia)

  • 15.00 Franca Falletti, Direttrice della Galleria dell'Accademia, Firenze, Il Museo della collezione strumentale dei Granduchi di Toscana: riflessione sul rapporto fra strumenti musicali e arti figurative
  • 15.20 Annalisa Bini, Direttrice del Museo dell'Accademia di Santa Cecilia, Roma, Il Museo dell'Accademia verso il nuovo auditorio. Un bilancio di dieci anni d'attività e uno sguardo al futuro
  • 15.40 Claudio Salsi. Direttore del Civico Museo degli Strumenti Musicali, Castello Sforzesco, Milano, 1991–2001: un decennio di attività del Museo degli Strumenti Musicali di Milano
  • 16.00 Luca Aversano, Università di Firenze, Commercio di strumenti musicali tra Italia e Mitteleuropa nel primo Ottocento
  • 16.20 Paola Besutti, Università di Lecce, Geografia musicale gonzaghesca
  • 16.40 Francesca Seller, Conservatorio di Salerno, Costruttori di strumenti a Napoli nell'Ottocento
  • 17.30 Luigi Ferdinando Tagliavini, Presentazione del catalogo della raccolta mediceo-lorenese di Firenze: La musica e i suoi strumenti. La collezione granducale del Conservatorio Cherubini di Firenze
    a cura di Franca Falletti, Renato Meucci, Gabriele Rossi Rognoni; Firenze, Giunti, 2001 (pubblicato con il contributo della Commissione Europea, programma Raphael 1999, progetto Musa-Museo-Musica, Organicae voces). Sono intervenuti gli autori.
     

Resoconto

Si è svolto a Roma il 22 aprile 2002, presso il Forum Austriaco di Cultura, l'incontro di studio Collezioni storiche di strumenti musicali in Italia e in Austria, organizzato dall'Istituto Storico Austriaco in collaborazione con la Società Italiana di Musicologia.

L'incontro, che ha visto la partecipazione di un nutrito gruppo di studiosi e di studenti universitari, è stato l'occasione per parlare e discutere delle preziose collezioni di strumenti presenti attualmente nei due paesi europei, affrontandone i diversi aspetti e le specifiche problematiche, come conservazione e fruizione del bene musicale, gestione del museo e del personale che è chiamato a lavorarvi. Inoltre, sono state presentate alcune recenti ricerche storiche sulla circolazione e la fabbricazione di strumenti musicali in Italia e in Austria.

Dopo l'apertura dei lavori, in mattinata, da parte di Richard Bösel, Direttore dell'Istituto Storico Austriaco, e di Bianca Maria Antolini, presidente della SIdM, Rudolf Hopfner (direttore della Collezione di Strumenti Antichi del Kunsthistorisches Museum di Vienna) ha parlato – facendo anche in parte ascoltare esempi di esecuzioni realizzate sugli antichi strumenti del museo viennese - dell'antica collezione viennese, nata come collezione imperiale. La collezione, che vanta ben 400 anni, è costituita, in realtà, da due raccolte: collezione di Ambras, dove prevalgono rarità, valore e decorazione e collezione estense, più orientata alla pratica esecutiva. Il Museo, che ha riaperto al pubblico dopo anni di restauro nel 1993, raccoglie 1.600 oggetti, più altri 300 articoli presi in prestito da altre collezioni. Al momento l'esposizione comprende circa 670 pezzi – alcuni di questi appartenuti a musicisti famosi - disposti in ordine cronologico, così da permettere al visitatore di ricostruire la storia della musica attraverso il percorso organologico. Attraverso l'allestimento di un audio-tour, il visitatore può disporre di informazioni supportate dall'esempio musicale registrato con gli strumenti della collezione; tra le attività del Museo va ricordata l'organizzazione di concerti eseguiti con gli strumenti storici, una pratica già avviata nel 1939. Hopfner ha inoltre ricordato gli ambiti di ricerca del Kunsthistorisches Museum: raccolta e presentazione degli strumenti, conservazione e restauro e infine la ricerca scientifica. In un museo, come quello viennese, recentemente passato ad una gestione privata come vuole la politica dell'attuale governo austriaco, Hopfner non nega le difficoltà di portare a termine simili obiettivi per un'istituzione che difficilmente può andare avanti con l'introito del biglietto giornaliero, o il sostegno di donatori.

Renato Meucci, invece, ha operato una ricognizione sulle importanti collezioni storiche di strumenti musicali in Italia. Dopo aver introdotto la situazione dei beni musicali in campo legislativo (con riferimento al “Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali”, decreto legislativo n. 490 del 1999), ha parlato dei censimenti che si sono compiuti in Italia e all'estero, a partire dagli anni Settanta con il lavoro di Jean Jenkins International Directory of Musical Instrument Collection del 1977, poi ampiamente rivisto nei primi anni '90 da Barbara Lambert. In questa prima importante pubblicazione del '77, l'Italia figurava con 33 raccolte: un numero destinato a crescere con la pubblicazione del 1985 di Luisa Cervelli nel 3° Annuario musicale italiano del CIDIM (101 collezioni), poi successivamente aggiornato e ampliato dallo stesso Meucci nel 4° e 5° Annuario, rispettivamente dell'89 e '93, per un totale di 160 collezioni. Infine la pubblicazione nel 2000 della Guida alle collezioni di strumenti musicali in Italia di Fabio Perrone. Tuttavia, a detta del relatore, in Italia vi sarebbero attualmente ben oltre 250 collezioni, sparse tra musei statali, comunali, privati e di ordini religiosi, senza contare il patrimonio strumentale dei conservatori. Meucci ha inoltre sottolineato la disparità di situazione tra i musei statali (soggetti ad una prassi uniforme che regola tutti i siti museali del Ministero per i beni e le attività culturali), e quelli di gestione comunale, spesso condizionati dai bilanci e dalla sensibilità dell'amministrazione comunale, tale da determinare per alcuni di essi una continua situazione altalenante. A questi musei vanno aggiunti quelli annessi ai conservatori e agli istituti musicali pareggiati (facenti parte del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca), privi, purtroppo, di un'adeguata normativa che ne disciplini la gestione, dal personale chiamato a lavorarvi a norme per la conservazione, il restauro e la valorizzazione degli strumenti. Proprio per questo, Meucci ha ricordato il felice esito del trasferimento di responsabilità al Ministero per i beni e le attività culturali del Museo del conservatorio “Luigi Cherubini” di Firenze, che ha portato all'apertura al pubblico del museo nel 2001, rendendo fruibile un patrimonio musicale per molto tempo non visitabile. Successivamente Meucci ha ricordato alcune delle principali collezioni di strumenti musicali presenti in Italia: dalle botteghe liutarie di Cremona, a Brescia, Milano (con la collezione del Teatro alla Scala e quella del Castello Sforzesco), Quarna Sotto (paesino nel novarese famoso per la sua tradizione di produzione di strumenti a fiato), le preziose collezioni di strumenti musicali dei Conservatori di Parma e Napoli, il Museo Civico di Modena, l'Accademia Filarmonica di Verona, il Museo Civico di Verona (che ospita il più antico organo positivo conservato in Italia), i musei di Bologna, Savio e Rimini, la raccolta senese appartenuta al conte Guido Chigi Saracini ed ora dell'Accademia Chigiana (con il più antico clavicembalo conservato al mondo), il conservatorio di Firenze (di cui abbiamo già ricordato la collezione), il Museo Nazionale degli Strumenti Musicali di Roma e infine gli strumenti ad arco del Conservatorio di Musica “V. Bellini” Palermo.

Nella seconda parte della giornata è stato dato ampio spazio a testimonianze riguardanti la gestione delle principali collezioni italiane. Una gestione, come già accennato negli interventi della mattinata, spesso problematica che ben evidenzia i limiti di normativa nel campo dei beni musicali e l'inesistenza nell'organigramma del Ministero per i beni e le attività culturali di una figura professionale dalle competenze musicali. Franca Falletti, Direttrice della Galleria dell'Accademia di Firenze, ha sottolineato, nel suo intervento sul rapporto fra strumenti musicali e arti figurative, come il valore culturale di uno strumento non dipenda dal mero aspetto estetico, come può essere ad esempio per una scultura, ma dal suono, funzione pratica e principale per cui si crea uno strumento.

Si è ascoltato poi l'intervento di Annalisa Bini, direttrice del Museo dell'Accademia di Santa Cecilia di Roma. Ad inaugurazione appena avvenuta del Parco della Musica e del nuovo Auditorium, che sarà sede del futuro museo dell'Accademia che vanta circa 300 strumenti, la Bini ha parlato del lungo lavoro iniziato nel '92 per riordinare, catalogare, studiare ed esporre il patrimonio strumentale dell'Accademia, cominciatosi a formare nel 1895 e successivamente arricchitosi di preziose donazioni, come quella della regina Margherita di Savoia nel 1926 e del Pasqualini negli anni'60.

Claudio Salsi, direttore del Civico Museo degli Strumenti Musicali del Castello Sforzesco di Milano ha parlato del decennio di attività del Museo (1991-2001), sottolineando l'importanza di far suonare e far ascoltare gli strumenti esposti, organizzando una serie di conferenze concerto e un percorso didattico all'interno del museo per migliorare e agevolare la fruizione dei visitatori.

Paola Besutti, nel suo intervento Geografia musicale gonzaghesca, ha anticipato la parte destinata alla musica per la mostra “Il Museo dei Gonzaga. Le collezioni ducali di Mantova tra controriforma e barocco che si aprirà al Palazzo Te di Mantova il 1° settembre prossimo. La mostra, basata sul prezioso inventario redatto tra il 1626-27 sotto il ducato di Vincenzo II, si è avvalsa della sistematica catalogazione del carteggio della famiglia mantovana con le principali corti e città italiane e straniere, per ricostruire la storia del palazzo, l'acquisto di oggetti, l'ingaggio di artisti e, nel nostro specifico caso, la richiesta di alcuni strumenti musicali necessari alla corte gonzaghesca tra il 1563 e il 1630, sotto i principi Guglielmo, Vincenzo e Ferdinando. Da questa accurata ricerca è venuta alla luce una sorte di “mappa” geografica in cui si ricostruiscono luoghi e persone cui la famiglia Gonzaga fece riferimento per acquistare oggetti, nel nostro caso d'interesse musicale, come ad esempio l'organo per la chiesa di Guglielmo, commissionato a Graziadio Antegnati, o la fabbricazione cremonese di viole per la corte di Ferdinando. Sebbene pochissimi saranno gli strumenti esposti nel sezione riservata alla musica - che ospiterà in prevalenza documenti autografi, ricevute di pagamento per copiatura di musiche e inventari -, questi certamente saranno in grado di testimoniare il diverso interesse dei principi di quell'epoca nei confronti degli strumenti musicali e del loro timbro, chiave di lettura per uno studio indiretto sulla prassi esecutiva e la fruizione musicale. Un'occasione, inoltre, per avvicinare un'utenza non specialistica ai problemi della produzione musicale.

Di stampo più marcatamente storico sono stati gli interventi di Luca Aversano e Francesca Seller. La relazione del primo - Commercio di strumenti musicali tra Italia e Mitteleuropa nel primo Ottocento - ha analizzato la vendita, o a volte lo scambio, degli strumenti musicali che avvenivano tra i negozianti di strumenti - all'epoca anche editori, librai o commercianti di musica - tra Italia e Mitteleuropa, in un periodo di tempo, quello di primo Ottocento, in cui il fenomeno acquistava poco alla volta una sua struttura ben determinata, agevolata anche dalle migliori condizioni di carattere economico e sociale. Attraverso lo studio del carteggio delle principali case editrici, Aversano ha ricostruito la geografia di questo commercio, che spesso vedeva le imprese austro-tedesche proporsi per prime agli acquirenti italiani, attraverso l'impiego di figure che mediavano durante l'affare. Se gli acquirenti italiani richiedevano soprattutto pianoforti di fabbricazione austriaca e tedesca, dalla Mitteleuropa erano richiesti principalmente violini e chitarre italiane. Tutte testimonianze che rivelano, al di là del semplice commercio di strumenti, il forte legame che univa le due tradizioni musicali di primo Ottocento.

Infine l'intervento di Francesca Seller Costruttori di strumenti a Napoli nell'Ottocento ha trattato la produzione di strumenti musicali per tutto il xix secolo nella città del Regno delle due Sicilie. Una produzione di dimensioni notevolissime, resa possibile grazie alla riforma delle tariffe doganali che a partire dal 1809 aveva fissato dazi elevati sugli strumenti musicali che venivano importati (arpe, cembali e pianoforti, corde e cordoni di budello), incentivando così la loro costruzione in loco, il tutto supportato dal Real Istituto d'Incoraggiamento che appoggiava e sosteneva invenzioni anche nel campo della meccanica e del commercio verso l'estero. Se nel 1807 a Napoli c'erano 26 cembalari, quarant'anni dopo si registravano 93 fabbriche di pianoforti, di cui 20 di costruttori stranieri stabilitisi a Napoli; si trattava in gran parte di imprese artigianali, molte delle quali con una lunga tradizione alle spalle, come la famiglia Fabbricatore, che dalla seconda metà del Settecento si era distinta per la produzione di strumenti a corde e che nell'Ottocento si era espansa anche nel settore dell'editoria. Non manca infine l'ideazione di strumenti musicali con nuove e a volte ardite soluzioni, come il bipianoforte o il pianoforte a sistro. Questa fiorente attività costruttiva comincia a venir meno in seguito all'Unità d'Italia e al conseguente cambio di politica economica, votata a principi del libero scambio.

La giornata si è infine conclusa con la presentazione, da parte di Luigi Ferdinando Tagliavini, del catalogo della raccolta mediceo-lorenese di Firenze La musica e i suoi strumenti. La collezione granducale del Conservatorio Cherubini di Firenze, a cura di Franca Falletti, Renato Meucci e Gabriele Rossi Rognoni (Firenze, Giunti, 2001, pubblicato con il contributo della Commissione Europea, programma Raphael 1999, progetto Musa-Museo-Musica, Organicae voces).

A conclusione dell'incontro è stata scritta e firmata una mozione finale indirizzata al Ministro per i Beni e le Attività Culturali Giuliano Urbani affinché, "in attesa di un auspicabile intervento legislativo consideri l'opportunità dell'istituzione di una Direzione Generale per i Beni Musicali o di un Istituto speciale per i Beni musicali". 


Mozione finale

  • All'On.le Giuliano Urbani, Ministro per i Beni e le Attività Culturali
  • All'On.le Nicola Bono, Sottosegretario di Stato
  • All'On.le Mario Pescante, Sottosegretario di Stato
  • All'On.le Vittorio Sgarbi, Sottosegretario di Stato
  • Al Cons. Mario Caccia, Capo di Gabinetto
  • Al Dott. Mario Turetta, Capo segreteria e Segretario particolare del Ministro
  • Al Cons. Luigi Torsello, Capo Ufficio Legislativo
  • Ai Componenti della Commissione Cultura della Camera
  • Ai Componenti della Commissione Cultura del Senato

I relatori e i partecipanti all'Incontro di Studio Collezioni storiche di strumenti musicali in Italia e in Austria, organizzato dall'Istituto Storico Austriaco di Roma in collaborazione con la Società Italiana di Musicologia (Roma, Lunedì 22 aprile 2002), considerati lo scarso interesse dedicato ai Beni musicali in campo legislativo (cfr. Testo unico in materia di beni culturali e ambientali, DL 490/99) e la frammentarietà degli interventi pubblici finora attuati nei confronti di questo importante settore dei Beni Culturali

rivolgono un appello al Ministro per i Beni e le Attività Culturali

affinché, in attesa di un auspicabile intervento legislativo (anche in sede di revisione del Testo unico suddetto) consideri l'opportunità dell'istituzione di una Direzione Generale per i Beni Musicali o di un Istituto speciale per i Beni musicali, per lo svolgimento previsto dei compiti di studio, ricerca, sperimentazione e documentazione e per la promozione di un piano organico di interventi relativi al recupero, alla tutela, alla conservazione, al restauro, alla catalogazione, alla valorizzazione e alla fruizione delle diverse tipologie di Beni Musicali presenti in Italia, intendendo tra questi - sia nel pubblico sia nel privato - gli archivi musicali, le biblioteche musicali, le raccolte di manoscritti e stampe musicali, gli archivi sonori e audiovisivi, le collezioni e i musei di strumenti musicali, gli organi storici, le testimonianze iconografico-musicali e la documentazione di interesse etnomusicologico.

Primi firmatari

  • Bianca Maria Antolini (Presidente della Società Italiana di Musicologia)
  • Agostino Ziino (Università di Roma “Tor Vergata”)
  • Friedrich Lippmann (Istituto Storico Germanico di Roma)
  • Alberto Basso (Istituto Piemontese di Studi Musicali)
  • Richard Bösel (Direttore dell'Istituto Storico Austriaco)
  • Rudolph Hopfner (Direttore della Collezione di Strumenti Musicali Antichi del Kunsthistorisches Museum di Vienna)
  • Franca Falletti (Direttrice della Galleria dell'Accademia di Firenze)
  • Annalisa Bini (Direttrice del Museo dell'Accademia di Santa Cecilia di Roma)
  • Claudio Salsi (Direttore del Civico Museo degli Strumenti Musicali del Castello Sforzesco di Milano)
  • Andrea Sommer-Mathis (Istituto Storico Austriaco)
  • Luigi Ferdinando Tagliavini (Università di Friburgo)
  • Luca Aversano (Università di Firenze)
  • Renato Badalì (Università di Viterbo)
  • Paola Besutti (Università di Lecce)
  • Roberto Giuliani (Conservatorio di Musica “S. Cecilia” di Roma, Università di Lecce)
  • Antonio Marcellino (Istituto Musicale “Bellini” di Catania, Università della Calabria)
  • Ala Botti Caselli (Conservatorio di Musica di Perugia)
  • Francesco S. Colamarino (Conservatorio di Musica dell'Aquila)
  • Saverio Franchi (Conservatorio di Musica di Perugia)
  • Teresa M. Gialdroni (Conservatorio di Musica di Pesaro)
  • Renato Meucci (Conservatorio di Musica di Novara)
  • Francesca Seller (Conservatorio di Musica di Salerno)
  • Eleonora Simi Bonini (Istituto di Bibliografia Musicale del Lazio)
  • Sara Ciccarelli
  • Antonio Dell'Olio
  • Giulia Pascazi
  • Anna Maria Lamberti
  • Gabriele Rossi Rognoni
  • Silvia Scozzi
  • Lucio Tufano