Conservatorio di musica "Lucio Campiani" di Mantova

Accademia Nazionale Virgiliana di Scienze Lettere e Arti

con il patrocinio della SIdM

 

Convegno internazionale di studi

Mantova

9 - 10 ottobre 2010 

Programma e resoconto

L’iniziativa corona un pluriennale lavoro di ricerca, promosso dal Conservatorio di musica di Mantova, che ha incluso l’elaborazione del catalogo tematico dell’autore, curato da Alessandro Lattanzi (Lucca, LIM, in corso di stampa), esecuzioni dal vivo e registrazioni discografiche. Il convegno sarà occasione di approfondimento comparato dei contesti storici e culturali nei quali il compositore si trovò a operare e di riflessione sul suo repertorio: musica strumentale, opere (La grotta di Merlino, L’Antigono, L’Olimpiade), musica sacra (Schoepfungsmesse).

Il convengo, organizzato dall’Accademia Nazionale Virgiliana di Mantova e con il patrocinio della Società Italiana di Musicologia, si terrà a Mantova presso il Conservatorio di Musica “L. Campiani”, Auditorium “C. Monteverdi” l’8 e 9 ottobre 2010, comitato scientifico: Paola Besutti, Giordano Fermi, Alessandro Lattanzi, Eva Neumayr. 

9 ottobre ore 9,30 Saluti delle autorità e apertura dei lavori:

  • Nicola Sodano (Sindaco di Mantova)
  • Maurizio Fontanili (Presidente della Provincia di Mantova)
  • Sergio Cordibella (Presidente del Conservatorio di Musica ‘Lucio Campiani’)
  • Giorgio Zamboni (Presidente dell’Accademia Nazionale Virgiliana)
  • Paola Besutti (SIdM)
  • Giordano Fermi (Direttore del Conservatorio di Musica ‘Lucio Campiani’)

 

Ore 10,00 “Mantova nell’età di Maria Teresa e Giuseppe II”:

  • Alessandro Lattanzi, «A Tale of Two Cities». Luigi Gatti tra Mantova e Salisburgo;
  • Maurizio Bertolotti, Tra un passato soverchiante e un presente inesplorato. Aspetti della cultura mantovana nella seconda metà del Settecento;
  • Ugo Bazzotti, L’Accademia di Mantova e il suo teatro;
  • Paola Besutti, Gatti e la R. Accademia di Scienze, Belle lettere ed Arti di Mantova;
  • Licia Mari, Luigi Gatti nella vita musicale della Chiesa mantovana;
  • Discussione e pausa.

 

Ore 15,00 “Luigi Gatti e la musica a Mantova e Salisburgo nel Settecento”:

  • Mario Armellini, Luigi Gatti e l’ultima stagione de «L’Olimpiade» metastasiana;
  • Roberto Scoccimarro, L’«Antigono» di Luigi Gatti: ipotesi sul contributo di Pasquale Anfossi e osservazioni sul linguaggio musicale;
  • Adriana De Feo, «L’isola disabitata»: una serenata salisburghese di Luigi Gatti;
  • Mariateresa Dellaborra, La musica da camera dell’abate Luigi Gatti;
  • Alfredo Bernardini, Luigi Gatti e l’oboe;
  • Discussione; Presentazione del primo volume del Catalogo tematico delle opere di Luigi Gatti, 1740-1817, a cura di Alessandro Lattanzi (Lucca, LIM, 2010), e del CD Luigi Gatti: Three Concertos (Brilliant Classics, 94146).

 

Ore 19,00 Concerto al Teatro Bibiena: musiche di Luigi Gatti eseguite dall’Orchestra da Camera del Conservatorio di Mantova.

 

Domenica 10 ottobre ore 10.00 “Le fonti musicali salisburghesi al di fuori di Salisburgo”:

  • Lars E. Laubhold, Luigi Gatti and the «Catalogus Musicalis in Ecclesia Metropolitana» of the Salzburg Cathedral;
  • Eva Neumayr, Musical Sources of the Salzburg Cathedral in Einsiedeln (Switzerland) and Florence (Tuscany);
  • Claudio Bacciagaluppi, Il «Kapellmeisterbuch» e il repertorio salisburghese ad Einsiedeln;
  • Stefania Gitto, Musiche salisburghesi nella biblioteca Palatina Lorenese;
  • Discussione e chiusura dei lavori.

 

Questa iniziativa avrà un seguito nel marzo 2011 a Salisburgo, dove si terrà il convegno gemello “Keine Chance für Mozart - Erzbischof Hieronymus Colloredo und seine Hofkapellmeister”, a cui prenderanno parte Luca Aversano, Daniel Brandenburg, Irene Brandenburg, Christoph Grosspietsch, Ernst Hintermaier, Thomas Hochradner, Milada Jonášová, Clemens Kemme, Peter Maria Krakauer, Alessandro Lattanzi, Lars E. Laubhold, Ulrich Leisinger, Michael Malkievicz, Thomas Mitterecker, Anja Morgenstern, Eva Neumayr, Johanna Senigl, Jürg Stenzl, Giuliano Tonini.

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Resoconto

Il 9 e 10 Ottobre 2010, presso l’Auditorium ‘C. Monteverdi’ del Conservatorio di Mantova, si è svolto il primo convegno dedicato a Luigi Gatti (1740-1817): compositore e abate mantovano attivo prima nella città dei Gonzaga, e poi a Salisburgo (dal 1782) in qualità di maestro di cappella dell’arcivescovo Hieronymus Colloredo. “Luigi Gatti e la musica a Mantova e a Salisburgo nel secondo Settecento” corona un lungo periodo di studi avviati dallo stesso Conservatorio ‘L. Campiani’ e arricchiti da incisioni discografiche, concerti, e dalla pubblicazione di un nuovo catalogo tematico delle opere (LIM, in corso di stampa). Agli onori di casa di Provincia (Roberto Pedrazzoli) e Città di Mantova (Nicola Sodano), hanno fatto eco i saluti di Giordano Fermi e Sergio Cordibella, Direttore uscente e Presidente del Conservatorio; di seguito quelli di Giorgio Zamboni, Presidente dell’Accademia Virgiliana e Paola Besutti (SIdM).

La relazione introduttiva («A Tale of Two Cities»: Luigi Gatti tra Mantova e Salisburgo) è tenuta da Alessandro Lattanzi, curatore del catalogo tematico. Una sistematica ricognizione delle fonti documentarie, condotta nell’arco di otto anni presso oltre 130 biblioteche e archivi di quattordici paesi, ha permesso una solida ridefinizione della figura e dell’opera di Luigi Gatti. Rispetto al precedente catalogo di Monika Gehmacher (1959) si registra un sostanziale incremento delle opere conosciute e l’identificazione di numerose composizioni spurie.

Mario Armellini (Luigi Gatti e l’ultima stagione de «L’olimpiade» metastasiana) si è concentrato sull’innovativa intonazione di Gatti dell’Olimpiade metastasiana (Mantova, 1781). La scansione in due atti – inedita in un’opera seria coeva – e la presenza di numeri al tempo non pienamente codificati (arie-rondò, finali d’assieme, arie monostrofiche, recitativi accompagnati), la imparentano fortemente alla versione di Domenico Cimarosa (Vicenza, 1784). Quest’ultima godette di un’enorme successo, inaugurando l’ultimo felice periodo scenico del dramma metastasiano, a cui il contributo di Gatti fece da apripista.

Prosegue i lavori Maurizio Bertolotti (Tra un passato soverchiante e un presente inesplorato. Aspetti della cultura mantovana nella seconda metà del Settecento) soffermandosi su alcune dinamiche socio-culturali della Mantova settecentesca. Con la devoluzione del ducato gonzaghesco (1708) e la successiva reggenza asburgica, la città perdette una secolare autonomia politica, diventando provincia satellite di Milano. L’intensa opera riformatrice di Maria Teresa – e poi del figlio Giuseppe II – sulla sfera sociale, politica e culturale della città scatenò inevitabili conflitti, alimentando un nuovo bisogno di riferimenti identitari. Aristocratici e nobili, deprivati di antichi privilegi e poteri, rimpiangevano nostalgicamente l’estinta dinastia Gonzaga; le forze del cambiamento invece, nonostante incappassero in contraddizioni e resistenze di stampo conservativo – come testimoniano i contributi intellettuali di Saverio Bettinelli e Giambattista d’Arco –, trovavano nuova linfa in un passato ancor più remoto, classico. In questa luce è possibile leggere il revival virgiliano di quegli anni, propiziato dalla cantata Virgilio e Manto (testo di Pellegrino Salandri, musica di Gatti) che, nel 1769, inaugurò la Reale Accademia.

A seguire la relazione di Ugo Bazzotti (L’Accademia di Mantova e il suo teatro), una panoramica storica sull’Accademia mantovana e sul teatro ad essa legato. Sembra che uno spazio teatrale, riservato proprio alle attività accademiche, fosse già presente al tempo dell’Accademia degli Invaghiti, fondata da Cesare Gonzaga di Guastalla nel 1562. Nel Settecento – dopo un travagliato accordo tra il prefetto Colloredo e i membri dell’Accademia dei Timidi – si registrò un’importante opera di rinnovo dei locali interni, affidata all’architetto Antonio Bibiena. La sala, così come oggi la vediamo, fu completata due anni più tardi (dicembre 1769) e nel gennaio 1770 ospitò la celebre accademia del tredicenne Mozart. Interventi di ristrutturazione attualmente in corso hanno fatto emergere nuovi elementi (architettonico-decorativi) utili per leggerne la storia.

Paola Besutti (Gatti e la Reale Accademia di Scienze, Belle lettere ed Arti di Mantova) ha studiato i rapporti di Gatti con la Reale Accademia di Mantova e in particolare con la Colonia Filarmonica, ad essa accorpatasi nel 1769. Il maestro non era membro accademico ma collaboratore esterno: percepiva uno stipendio per il lavoro di guida e supporto, in quanto musicista professionista, ai dilettanti della Colonia. Fu inoltre attivo come autore, producendo composizioni ad hoc per vari momenti della vita accademica, e come copista. L’operato in seno all’Accademia gli garantì una buona immagine tra l’alta società cittadina, influendo non poco sulla sua carriera futura.

Licia Mari, nel contributo successivo (Luigi Gatti nella vita musicale della Chiesa mantovana), ha indagato i contributi di Gatti alla vita musicale delle istituzioni religiose mantovane. Quella in cui fu maggiormente coinvolto, fin dall’apprendistato, era senza dubbio la basilica di S. Barbara. Dal 1764 percepiva un salario dal capitolo per l’attività di organista e tenore, e pochi anni più tardi raggiunse il secondo posto in cappella a fianco di Giambattista Pattoni. Da segnalare in questo periodo le numerose collaborazioni con alcuni enti devozionali, in particolare con la Compagnia del SS. Sacramento e con confraternite legate agli Agostiniani.

Roberto Scoccimarro, ritornando all’opera seria (L’«Antigono» di Luigi Gatti: ipotesi sul contributo di Pasquale Anfossi e osservazioni sul linguaggio musicale), si è focalizzato sulla collaborazione di Gatti e Anfossi attorno all’Antigono matastasiano (Teatro alla Scala, 1781). Causa una complessa situazione documentaria, il contributo musicale di Anfossi si configura come il più problematico. Il maestro ligure mise in musica lo stesso libretto otto anni prima (Venezia, 1773) ma non è riscontrabile alcuna corrispondenza con i numeri del pasticcio milanese; ciò rende plausibile l’ipotesi – assecondando l’indicazione del libretto milanese «Musica muova in parte del sig. maestro Pasquale Anfossi» – che egli avesse davvero approntato nuove intonazioni di alcune arie appositamente per l’allestimento scaligero.

Adriana De Feo («L’isola disabitata»: una serenata salisburghese di Luigi Gatti) ha analizzato struttura drammatica e caratteristiche formali della messa in musica gattiana dell’Isola disabitata. Questa azione teatrale – serenata o azione drammatica, che dir si voglia – scritta dal Metastasio nel 1753, conta un discreto numero d’intonazioni (J. Haydn, per fama, su tutte) tra cui quelle salisburghesi di Domenico Fischietti (tra il 1772 e il 1775) e Luigi Gatti (1783). Nella versione di Gatti sono vistose le modifiche all’impianto dell’opera. Il libretto metastasiano venne notevolmente ampliato senza che la sostanza della fabula venisse intaccata: la struttura drammatica mono atto è dilata in due parti e i pezzi chiusi sono raddoppiati di numero. Ricca la presenza di recitativi accompagnati e pezzi d’assieme.

Mariateresa Dellaborra (La musica da camera dell’abate Luigi Gatti) si è invece occupata del repertorio cameristico strumentale di Gatti, con particolare attenzione alle opere per flauto (duetti e divertimenti per flauti e basso, sonate per flauto cembalo e violoncello, sonate per flauto e violino). Alla luce della coeva produzione europea, il suo catalogo strumentale – condensato secondo la studiosa nel decennio 1780-90 – riveste un indubbio interesse, sia per le forme impiegate (dal duo al settimino) che per la scelta degli organici, e quindi degli impasti timbrici. I pezzi per flauto denotano una buona inventiva melodica e una discreta padronanza dello strumento solista, culminata nelle opere dedicate ai prediletti oboe e fagotto.

Proprio di oboe e oboisti ha parlato Alfredo Bernardini (Luigi Gatti e l’oboe) nella relazione successiva. Oltre a due quartetti per oboe, Gatti dedicò allo strumento – così come al corno inglese – numerose parti solistiche di rilievo in opere ed oratori. Due gli oboisti più vicini al maestro: Luigi Livraghi e Pietro de Simoni. Il primo, originario di Lodi, si segnalò a Mantova per l’esecuzione al Teatro Scientifico di un concerto con oboe obbligato, in occasione della performance mantovana del giovane Mozart (gennaio 1770). Anche De Simoni conobbe Gatti nella città padana dove venne nominato membro onorario della Reale Accademia. In seguito lo si ritrova a Salisburgo, sempre a fianco di Gatti, assunto nell’orchestra di corte dell’arcivescovo Colloredo. Si conserva un suo concerto per oboe.

La prima giornata di studi si è conclusa con la presentazione del CD Luigi Gatti: Three Concertos (Brilliant Classics, 94146) e con l’esecuzione, nell’intima sala del teatro Bibiena, del Concertone in Re per due violini e orchestra e del Concerto in Do per piano e orchestra: solisti e orchestra del Conservatorio di Mantova, direttore Federico Mantovani.

Primo relatore della seconda giornata, presieduta da Daniel Brandeburg, Lars E. Laubhold della sezione RISM di Salisburgo (Luigi Gatti and the «Catalogus Musicalis in Ecclesia Metropolitana» of the Salzburg Cathedral). Tra i compiti affidati al nuovo Kapellmeister di Salisburgo, vi era la compilazione del catalogo musicale della cattedrale metropolitana. Egli cedette l’incombenza al copista Joseph Richard Estlinger, il quale riversò l’inventario musicale della cattedrale in un catalogo tematico, organizzato presumibilmente in due volumi. Dopo la sua morte (1791) vari copisti, Gatti compreso, continuarono ad aggiornarne la stesura accrescendone così la complessità. Il catalogo è oggi esplorabile in un database che informa sulla musica irreperibile, aiuta a sanare false attribuzioni e ad identificare manoscritti di provenienza salisburghese attualmente conservati altrove (come la biblioteca musicale dell’abbazia di Einsiedeln e la biblioteca del Conservatorio di Firenze).

Di queste fonti, registrate nel catalogo della cattedrale salisburghese ma preservate ad Einsiedeln (Svizzera) e a Firenze, si è occupata Eva Neumayer (Musical Sources of the Salzburg Cathedral in Einsiedeln and Florence). Per quanto riguarda Einsiedeln, non è possibile affermare che tutta la musica salisburghese fosse arrivata in Svizzera per mano di padre Sigismund Keller (1870 ca.): alcuni manoscritti giunsero via Weingarten nel 1824, altri vennero trasferiti forse in anni ancor precedenti. I manoscritti fiorentini invece appartennero alla collezione di Ferdinado III di Toscana, regnante a Salisburgo tra il 1802 al 1805. Degna di nota la sopravvivenza sia a Firenze che ad Einsiedeln di molte opere oggi perse a Salisburgo.

Claudio Bacciagaluppi (Il «Kappelmeisterbuch» e il repertorio salisburghese ad Einsiedeln) ha analizzato la recezione di musiche salisburghesi nel monastero benedettino di Einsiedeln. Qui, la cospicua presenza di opere composte da musicisti attivi a Salisburgo (tra cui Eberlin, Aldgasser, M. Haydn, Gatti) si può spiegare alla luce dei rapporti monastici con la cittadina austriaca. Un’occasione di scambio diretto si presentò durante il periodo napoleonico (1798-1800) a causa della temporanea soppressione del monastero svizzero: alcuni monaci si rifugiarono nel convento salisburghese di St. Peter per poi ritornare più o meno stabilmente in Svizzera dal 1803. Altro tramite importante tra Einsiedeln e Salzburg fu, attorno al decennio 1870–80, padre Sigismund Keller. Indicativo il caso di alcune musiche di Gatti, che non provenivano affatto da Salisburgo ma dalla Lombardia, altra zona con cui i monasteri svizzeri per tradizione intrattenevano strette relazioni.

A chiusura della mattinata e del convegno l’intervento di Stefania Gitto (Musiche salisburghesi nella biblioteca Palatina Lorenese) sulle vicissitudini storiche del Fondo Pitti e delle musiche salisburghesi in esso presenti. Il fondo raccoglie la grande collezione musicale (più di 6000 titoli) di Pietro Leopoldo di Lorena e dei suoi successori, tra i quali si ricordano – per il massiccio contributo al suo accrescimento –, Ferdinando III e Leopoldo II. Nel 1862 venne trasferito da Palazzo Pitti nella biblioteca dell’allora Regio Istituto Musicale, oggi Conservatorio ‘L. Cherubini’ di Firenze. Dal 2010, dopo vari restauri e riordinamenti successivi all’alluvione del 1966, il fondo è oggetto di catalogazione informatica. Gli autori salisburghesi maggiormente presenti al suo interno – oltre ad Eberlin, Adlgasser, Leopold Mozart e Joachim Fütsch – sono Michael Haydn e Luigi Gatti.

(Gianluca Grossi)