UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE DI BRESCIA
A.M.I.S. – COMO ANTIQVAE MVSICAE ITALICAE STVDIOSI
con il patrocinio della
Società Italiana di Musicologia
Comitato ordinatore:
Maurizio Padoan (A.M.I.S. Como - Università Cattolica di Milano e Brescia)
Piero Gargiulo (Società Italiana di Musicologia)
Andrea Luppi (A.M.I.S. Como - Università Cattolica di Brescia)
Alberto Colzani (A.M.I.S. Como)
Licia Mari (Università Cattolica di Brescia)
XIV Convegno Internazionale sul Barocco padano (secoli XVII-XVIII)
Brescia, Sala Chizzolini - Via Trieste, 17
16-18 luglio 2007
Programma e resoconto
lunedì 16 luglio 2007
ore 9.30
- Rodobaldo Tibaldi (Pavia), Strumenti e forme strumentali nel mottetto italiano del primo Seicento: alcune riflessioni
- Metoda Kokole (Lubliana), Rare or unknown compositions by Giovanni Antonio Rigatti and his contemporaries in the music funds of Koper's Cathedral
- Reinmar Emans, (Göttingen), Geistliche und weltliche Stilelemente in Giovanni Legrenzis Motetten op. 10
- Donatella Melini (Trieste), Glorie, estasi e visioni: la raffigurazione musicale nell'arte sacra barocca
ore 14.30
- Gregory Barnett (Houston), Lo stile tonale seicentesco e la teoria settecentesca di Giuseppe Paolucci
- Francesco Bustaffa (Como), L'Oratorio di papa Odescalchi. La congregazione filippina di Como e la musica (1668-1689)
- Francesco Passadore (Venezia), Francesco Cavalli, San Marco, la musica sacra
- Daniele Torelli (Milano), «Cantores inchoent sequentem Antiphonam»: canto piano e canto figurato nella liturgia quotidiana tra Cinque e Seicento
- Licia Mari (Brescia), Alcune riflessioni sulla prassi esecutiva in S. Barbara a Mantova
martedì 17 luglio 2007
ore 9.30
- Elissa Weaver (Chicago), La musica nel teatro delle monache italiane dell'ancien regime
- Gabriella Zarri (Firenze), La preghiera in convento nell'età barocca, tra norma ed esperienza
- Stewart Carter (Winston-Salem), Musical style and liturgical function in the late seventeenth-century motet: the case of Isabella Leonarda
- Cristina Getz (Iowa City), "Vox turturis audita est in terra nostra": Meditare sui dolori della Madonna Addolorata
ore 14.30
- Maria Grazia Profeti (Firenze), Santi in commedia tra Spagna e Italia
- Pablo-L. Rodriguez (Logroño), Rinnovando il modo di cantare (e di vestire). La musica sacra in latino nella Corte spagnola verso il 1700
- Herbert Seifert (Vienna), Don Ignazio Balbi, Milanese Dilettante, and his Oratorio della Madonna de' sette dolori from 1720, dedicated to Emperor Charles VI
- Jeffrey Kurtzman (St. Louis), Printed Italian Holy Week Lamentations and Responsories of the Seventeenth and Early Eighteenth Centuries: A Survey of the Repertoire
- Piotr Pozniak (Cracovia), Palestrina - Frescobaldi. Una melodia - due modi
mercoledì 18 luglio 2007
ore 9.30
- Fabrizio Tonelli (Parma), Architettura pro musica nel duomo di Parma dopo Trento: Girolamo Bedoli, Gianfrancesco Testa, il coro, l'organo, la cantoria
- Giuseppe Martini (Parma), Politica in cantoria. Lineamenti e modelli di studio per un'interpretazione della musica sacra nel ducato di Ranuccio I Farnese (1592-1622)
- Lucia Brighenti (Parma), I Musicali Concerti di Giorgio Martinelli
- Lorenzo Pongiluppi (Modena), Repertorio musicale e prassi liturgiche presso la cattedrale di Modena tra XVI e XVII secolo
Conclusione dei lavori
Per informazioni:
Università Cattolica del Sacro Cuore, Servizio Formazione Permanente,
C.da Santa Croce, 17 – 25122 Brescia, Tel. 030.2406501-504, Fax 030.2406505
Sito Web: http://www.bs.unicatt.it,
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A.M.I.S. – COMO, Tel. e Fax 031-572872,
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Resoconto
Presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia, Sala Chizzolini, dal 16 al 18 luglio 2007 si è svolto il XIV Convegno Internazionale sul Barocco padano (XVII-XVIII secolo) "La musica e il sacro", organizzato dall'A.M.I.S. di Como con il patrocinio della Società Italiana di Musicologia.
Ospitando a fianco di quelli musicali interventi sul teatro e la cultura letteraria e figurativa, anche questa XIV edizione del convegno ha mostrato la propria vocazione ad ampliare lo sguardo a un panorama più ricco e meno settorialmente ancorato al dato musicale.
Nell'intervento d'esordio, sotto la presidenza di Piotr Pozniak, Rodobaldo Tibaldi (Strumenti e forme strumentali nel mottetto italiano del primo Seicento: alcune riflessioni) si è rivolto all'indagine del ruolo strumentale nel repertorio mottettistico del primo trentennio del XVII secolo schedando una sessantina di edizioni a stampa in Italia settentrionale, dalle quali è emerso che, prima dell'affermazione della coppia di violini, in provincia o nelle piccole chiese cittadine è frequente l'impiego del mottetto per poche voci e continuo, e che gli strumenti invitano alcuni compositori inclini all'esperimento (Lappi, Capello e Leoni) a uno stile concertato di media grandiosità. Inoltre le fonti archivistiche mostrano talvolta una forbice macroscopica con le indicazioni dei testimoni musicali a stampa.
Che il mottetto assorba un interesse peculiare in questa fase della ricerca musicologica è confermato anche da altri interventi a partire da quello di Reinmar Emans dal titolo Geistliche und weltliche Stilelemente in Giovanni Legrenzis Motetten op. 10, nel quale lo studioso con opportuni esempi ha mostrato che la presunta tendenza di Legrenzi al riciclo fra arie religiose e cantate secolari s'infrange contro le differenze fra i recitativi di questi mottetti e delle cantate, prodotti probabilmente dalla natura del testo letterario che ha spinto Legrenzi a sottrarre una netta distinzione fra recitativo, arioso e aria evidente nelle cantate, e ad arricchire l'intonazione di formule melismatiche.
In omaggio alla volontà di allargare lo sguardo oltre i confini musicali, l'intervento di Donatella Melini (Glorie, estasi e visioni: la raffigurazione musicale nell'arte sacra barocca) ha compiuto un'escursione fra esempi pittorici dal Medioevo al Barocco in cui compaiono tipologie di strumenti musicali focalizzando l'attenzione sui grandi cicli affrescati romani della prima metà del Seicento sui temi di gloria, estasi e visioni. È emerso che la raffigurazione della musica si spinge oltre la tradizione iconografica candidandosi anche a un ruolo di virtuale accompagnamento musicale del dipinto, attraverso un'iconografia organologica aggiornata.
La sessione pomeridiana, presieduta da Piero Gargiulo, è stata aperta da Gregory Barnett (Lo stile tonale seicentesco e la teoria settecentesca di Giuseppe Paolucci) che, con esempi tratti dall'Arte pratica di contrappunto, ha mostrato come il passaggio dalla modalità alla tonalità fosse interpretato dal frate senese come una tradizione continua di tonalità e i modi rientrano in gioco solo per le melodie modellate sul vecchio gregoriano. Non solo: per Paolucci stili tonali e tecniche contrappuntistiche distinguono non solo i compositori ma anche i generi. L'intervento, che ha suscitato vivaci discussioni, entra nel cuore di un problema, cioè il punto di vista di un musicista più cronologicamente vicino di noi a un fenomeno storico e il confronto fra la nostra e la sua terminologia per illustrarlo.
Sulla base di documenti inediti e sui carteggi Odescalchi si è svolta l'indagine di Francesco Bustaffa sull'Oratorio di papa Odescalchi. La congregazione filippina di Como e la musica (1668-1689), che ha delineato l'inedita vicenda dei primordi della casa filippina comasca, caratterizzata da una spiccata attività musicale a supporto dell'azione apostolica, nella quale assunse un ruolo cospicuo Francesco Ratis e al suo fianco alcuni musicisti, benefattori e frequentatori degli oratorii eseguiti in San Giacomo. Sono emersi soprattutto gli stretti e sorprendenti legami con il cardinale Benedetto Odescalchi, suo nipote Livio, e con l'entourage romano-comasco del futuro Innocenzo XI.
Toccando un tema ampio e fascinoso, Francesco Cavalli, San Marco, la musica sacra, Francesco Passadore ha puntualizzato i lineamenti biografici del compositore cremasco. Fra i fitti dati biografici illustrati, anche l'esame per l'ingresso al ruolo di primo organista e i rapporti curiosamente esangui fra il Cavalli compositore e la pubblicazione a stampa, che restringono quindi la sua produzione all'ambito teatrale manoscritta e al teatro, di cui sono stati commentati alcuni esempi significativi di raccolte. Ad argomento più tecnico si è rivolto invece Daniele Torelli ("Cantores inchoent sequentem Antiphonam": canto piano e canto figurato nella liturgia quotidiana tra Cinque e Seicento) che, ribadendo la distinzione tassonomica delle gerarchie dell'ordinamento liturgico, ha esposto il ruolo fondamentale del canto fratto eseguito dal clero nella realtà liturgica quotidiana, nelle festività minori e nella liturgia feriale in un quadro di prassi variegata, anche in relazione con il figuralismo semplice e l'impiego dell'organo.
Il ritrovamento di inediti documenti archivistici ha stimolato a Licia Mari Alcune riflessioni sulla prassi esecutiva in S. Barbara a Mantova: si tratta di pagamenti del 1580 per spartire salmi di Giulio Bruschi, che hanno posto interrogativi circa la loro applicazione pratica. Se eseguiti insieme all'organo Antegnati si dimostrerebbe che la chiesa ducale non si limitava a un'attività a cappella ma aperta anche alla sperimentazione, come confermerebbero d'altronde la stessa intonazione dell'organo e la tastiera scavezza: quale acustica ne risultava? dove si posizionavano gli esecutori? Si tratta del primo passo per un'indagine più ampia e meno scontata sul repertorio di S. Barbara.
Il ruolo delle figure femminili nella liturgia ha segnato l'apertura della seconda giornata (presidente Jeffrey Kurtzman), introdotta da una comunicazione di Piotr Pozniak sul rapporto fra modalità cinquecentesca e tonalità seicentesca sulla base del confronto fra il mottetto O lux et decus Hispaniae di Palestrina, già indicato dal Meier come caratteristico della "specie di quarta sopra la specie di quinta" per la costruzione melodica in misolidio, e la Canzon seconda della raccolta del 1615 di Frescobaldi. La forma del soggetto iniziale del ferrarese è identica alla prima frase di Palestrina: ma in Frescobaldi non si tratterebbe di ambito misolidio, bensì di dorico trasposto (in termini tonali: da sol maggiore a sol minore). Frescobaldi dimostrerebbe quindi la possibilità di usare le voci di un brano di quarant'anni prima sottraendosi con mezzi semplici al dominio della configurazione musicale originaria. Dopo le osservazioni di Elissa Weaver su La musica nel teatro delle monache italiane dell'ancien regime nell'arco fine XV secolo - metà XVII, che prendono in considerazione alcuni casi, soprattutto toscani, illustranti il ruolo della musica in questa tradizione e la partecipazione delle monache in veste di commediografe e musiciste, il coté mistico dell'esperienza monastica è stato oggetto dell'interesse di Gabriella Zarri.
Il titolo del suo intervento, La preghiera in convento nell'età barocca, tra norma ed esperienza, circoscrive un ambito d'interesse caro alla Zarri: le estasi e le visioni, frequenti dal XV secolo, diventano peculiarità frequenti della santità, la mistica invece linguaggio comune tra intellettuali e religiosi. I trattati del Bosco e del Basso oltre a fornire norme e consigli per una corretta vita di preghiera, sottolineano che la musica era indicata come dannosa fonte di distrazioni e di vanità mondana, e non già veicolo di avvicinamento a Dio.
Nella fitta presenza di compositrici nell'Italia del XVII secolo, Stewart Carter ha messo a fuoco la figura della più attiva, Isabella Leonarda (Musical style and liturgical function in the late seventeenth-century motet: the case of Isabella Leonarda), orsolina a Novara dal 1636 al 1704, a cui sono ascritti circa duecento brani. In alcuni di questi Carter ha evidenziato gli accenti di sensualità mistica non dissimili da quelli della poesia profana del tempo, un'interazione formale con le strutture dell'aria d'opera, e l'utilizzo al posto delle antifone ai Vespri, all'ufficio delle Quarant'Ore e alla Benedizione del SS. Sacramento, e per la devozione privata delle famiglie nobili.
La funzione della figura mariana in ordine alla definizione della femminilità virtuosa e del suo ruolo d'intercessione: la relazione di Christine Getz "Vox turturis audita est in terra nostra": Meditare sui dolori della Madonna Addolorata ha aperto la quarta sessione, presieduta da Gregory Barnett, esemplificando questo processo attraverso la confraternita mariana leader a Milano nel XVII secolo, cioè quella della Madonna Addolorata nella chiesa dei Serviti. I temi mariani sono qui esaltati sia dalla decorazione della chiesa sia dalla posizione centrale della meditazione sulla Crocifissione, sorretta da una forte attività musicale polifonica anche con strumenti. Lo illustrano eloquentemente i mottetti del Secondo Libro de' Concerti Ecclesiastici di G. B. Ala (1621), organista dei Serviti, conformati a stimolare una gestualità musicale orientata all'elaborazione intima dei temi devozionali.
La sezione centrale della sessione è stata dominata da due interventi di area ispanistica. Il primo, Santi in commedia tra Spagna e Italia di Maria Grazia Profeti, ha affrontato la comedia de santos, un sottogenere teatrale musicato di grande successo nel XVII secolo basato su un fastoso impianto scenografico e su un'immediata connotazione semiotico-iconografica del santo oggetto del dramma. Le messinscene eterogenee, il loro carattere itinerante, l'orizzonte di attesa del destinatario, i luoghi di rappresentazione sono aspetti toccati come punti di valutazione essenziali per la comprensione delle diverse possibilità di inserimento della musica in questi spettacoli. Un parallelo curioso e stimolante fra il cambiamenti del modo di vestire e lo stile compositivo della musica in latino nella Spagna del Seicento è stato invece proposto da Pablo Rodriguez (Rinnovando il modo di cantare (e di vestire). La musica sacra in latino nella Corte spagnola verso il 1700). Attraverso documenti ed esempî musicali, Rodriguez nota come questi due aspetti appaiono immutati nel periodo fra Filippo II e Filippo IV, mentre con il primo ministro Juan José d'Austria e la seconda moglie (tedesca) di Carlo II si imporrà sul finire del secolo una modernizzazione musicale parallela a un cambiamento di gusto del vestire e del pettinarsi, specchio della dissimulazione della decadenza di una dinastia.
Su altro versante, Herbert Seifert (Don Ignazio Balbi, Milanese Dilettante, and his Oratorio della Madonna de' sette dolori from 1720, dedicated to Emperor Charles VI) ha illustrato la personalità di Ignazio Balbi, autorità indiscussa della polifonia milanese nel terzo quarto del XVIII secolo, illustrando la sua unica opera sopravvissuta, un oratorio per voci, archi e continuo del 1720 ispirato alla Passione, che mostra un classico uso di arie, con "da capo" dal minimo contrasto tonale, e chiare influenze vivaldiane.
L'intervento di Jeffrey Kurtzman si colloca invece sulla linea della necessità di esplorazione sinottica di territorî documentarî rispecchiata dal convegno: Printed Italian Holy Week Lamentations and Responsories of the Seventeenth and Early Eighteenth Centuries: A Survey of the Repertoire collaziona le opere a stampa italiane sopravvissute del XVII e primo XVIII secolo sulle Lamentazioni per la Settimana Santa, censendone le stampe principali e le principali collezioni di Responsorii.
Mentre clavicembalo e tiorba come continuo e accompagnamento agli archi sono indicati già dalla fine del XVI secolo, molte già indicano l'organo al continuo a dispetto della proibizione del Caeremoniale Episcoporum. Dominano le partiture soliste con continuo, mentre i Responsorii sono intonati a quattro o a cinque voci. Verso la fine del XVII secolo Bologna diviene la città leader per stampa e produzione delle Lamentationes. La giornata si è conclusa con un concerto d'organo di Marco Vincenzi sull'Antegnati della chiesa di San Giuseppe.
La sessione conclusiva, il mattino del 18 luglio, presieduta da Daniele Torelli, è stata dedicata ad alcuni aspetti della musica del XVII secolo in area emiliana. Al trentennio fra Cinque e Seicento a Parma era orientato l'intervento di Giuseppe Martini Politica in cantoria. Lineamenti e modelli di studio per un'interpretazione della musica sacra nel ducato di Ranuccio I Farnese (1592-1622), che ha rilevato come in questa fase solo alcune istituzioni in città sviluppassero un'attività cospicua, utilizzando esecutori orbitanti intorno alla corte ducale. La scoperta dell'attività musicale della confraternita ducale del SS. Crocifisso conferma questa tendenza e, tramite la pubblicistica che esaltava il duca confratello schierato in corteo, concorre a definire il ruolo della musica sacra a Parma in quegli anni: colmare la lacuna nella cura spirituale della comunità prodotta dall'assenza del vescovo e dall'inosservanza delle norme tridentine. In questo modo il duca si ergeva a difensore della fede, utilizzando una sorta di "sound" ducale orientato all'acquisizione di un consenso politico.
Alla seconda metà del XVII secolo si è rivolta invece l'attenzione di Lucia Brighenti, che ha lavorato su I Musicali concerti di Giorgio Martinelli, attivo a Parma fra 1673 e 1691 a corte e maestro di cappella in Duomo, ma anche cantante a teatro. Unica sua opera stampa, i Musicali concerti del 1676 contengono mottetti a 2, 3 e 4 e continuo, e quattro antifone mariane. Alcuni mottetti sono basati su testi extraliturgici, altri sono frutto di centonizzazioni, altri ancora sono di natura devozionale. Dagli esempi proposti la scrittura di Martinelli appare caratterizzata da una tendenza all'ornamentazione: sfrutta le tecniche del concertato senza strumenti e abbonda in sezioni solistiche (ma gli Alleluia paiono ricalchi di scrittura strumentale), con passi in stile recitativo o arioso.
Il convegno è stato chiuso da Lorenzo Pongiluppi che spostando l'attenzione sulla città estense ha preso in esame Repertorio musicale e prassi liturgiche presso la cattedrale di Modena tra XVI e XVII secolo: ne sono risultati aspetti sorprendenti in relazione alla disponibilità documentaria e alla natura del repertorio. Le fonti archivistiche fra 1570 e 1630 contengono infatti, oltre alle liste di pagamento degli esecutori, registri annualmente aggiornati dei libri musicali in possesso, che permettono di ricostruire con buona approssimazione l'attività musicale post-tridentina della cattedrale di Modena anche dal punto di vista dei riti e delle istituzioni coinvolte, notando fra l'altro l'applicazione dell'Ufficio delle Lamentazioni e l'acquisto di libri di compositori come De Victoria e Morales, finora rarissimo in area sacra nel resto dell'Emilia occidentale.