Conservatorio “Gesualdo da Venosa”, Potenza

in collaborazione con il Comune di Venosa
con il patrocinio della Società Italiana di Musicologia

 

Venosa e Potenza

17-20 settembre 2003

Sommario degli Atti

Programma e resoconto

Prima sessione: La recezione di Gesualdo: dalle fonti teoriche a Internet

  • Presiede P. Gargiulo

    • M. Privitera, Madrigali esemplari: analitica gesualdiana prospettica
    • P. Niedermüller, Toward the reception of Carlo Gesualdo's music in the writings by Giovanni Battista Doni
    • M. Giuliani, R.I.M.: una base di dati multimediale sui madrigali del Principe Carlo Gesualdo da Venosa

 

Seconda sessione: Intorno a Gesualdo: la famiglia, la corte, i musici

  • Presiede: A. Ziino

    • E. Donisi, La famiglia Gesualdo fra cultura e mecenatismo
    • M. Columbro, Il "fondo Gesualdo" presso la Biblioteca Provinciale di Avellino
    • D. Antonio D'Alessandro, Giovanni de Macque: nuovi documenti napoletani, precisazioni biografiche e rinvenimenti musicali
    • L. Sisto, Muzio Effrem e la corte del Principe di Venosa a Gesualdo

 

Terza sessione: I testi poetici e il repertorio profano

  • Presiede: R. Dalmonte

    • E. Durante - A. Martellotti, Carlo Gesualdo e i poeti di Ferrara
    • A. Newcomb, Gesualdo's Luzzaschi - "d'ogni altro si burla"
    • N. Maccavino, Le canzonette a cinque voci di Carlo Gesualdo
    • G. Sanguinetti, Condotta delle voci "parsimoniosa" e sistemi esatonali in alcuni madrigali di Gesualdo

 

Quarta sessione: Attualità di Gesualdo

  • Presiede: M. Baroni

    • M. Della Sciucca, Il "Monumentum pro Gesualdo" di Stravinsky come interpretazione analitica
    • L. Curinga, Trascrizione o trasfigurazione? Elaborazioni di Salvatore Sciarrino dei madrigali gesualdiani
    • I. Battista, Il "dramma" di Carlo Gesualdo secondo Alfred Schnittke
    • R. Brancati, Gesualdo: eutanasia di un'anima perduta. Tra cinema e letteratura

 

Quinta sessione: Il repertorio sacro

  • Presiede: A. Newcomb

    • G. Acciai, Le composizioni sacre di Carlo Gesualdo: un approccio analitico sul piano della retorica musicale. Ma non solo
    • P. Besutti, Il repertorio sacro di Carlo Gesualdo: composizioni su "cantus firmus"
    • M. M. Toscano, Struttura dissimulata e caos apparente nei Responsori di Settimana Santa di Carlo Gesualdo 

 

Comitato scientifico: M. Baroni, I. Battista, L. Curinga, P. Gargiulo, A. Ziino


Resoconto

Nei giorni 17, 18, 19 settembre a Venosa e il 20 settembre 2003 a Potenza si è svolto un convegno internazionale di studi dedicato a Carlo Gesualdo, promosso dal Conservatorio di Musica “Gesualdo da Venosa” di Potenza, in collaborazione con il Comune di Venosa e la Provincia di Potenza, con il patrocinio della Società Italiana di Musicologia e del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

Nel pomeriggio del 17 settembre, presso la Sala del Trono del Castello “Pirro del Balzo” di Venosa, il convegno ha avuto il suo avvio con gli indirizzi di Bruno Tamburriello (sindaco di Venosa), Vito Santarsiero (presidente della Provincia di Potenza), Antonino Marcellino (rappresentante del Ministero per i Beni e le Attività Culturali) e di Bianca Maria Antolini (presidente della Società Italiana di Musicologia). I lavori sono stati aperti ufficialmente da Carmelo Columbro (direttore del Conservatorio di Potenza).
La serata inaugurale si è conclusa con il concerto della Corale “Carlo Gesualdo” di Venosa, diretta da Giuseppe Lioy, in cui sono stati eseguiti tra l’altro anche alcuni madrigali gesualdiani.

Il 18 settembre - sempre nella Sala del Trono del Castello di Venosa che ha ospitato i lavori del convegno per i primi tre giorni - i lavori si sono aperti con la sessione La recezione di Gesualdo: dalle fonti teoriche a Internet, presieduta da Piero Gargiulo. La prima relazione è stata presentata da Massimo Privitera (Madrigali esemplari: analitica gesualdiana prospettica), che ha preso le mosse dalle pagine dedicate a Gesualdo da Padre Giovan Battista Martini nell’Esemplare, ossia saggio fondamentale pratico di contrappunto sopra il canto fermo (1774-75). Privitera ha messo in luce le motivazioni culturali e gli strumenti dell’approccio analitico martiniano - che aveva esaminato i madrigali Moro e mentre sospiro, a cinque voci, dal Quarto Libro, e Donna se m’ancidete, a sei voci, dal Terzo Libro - mettendolo a confronto con la prospettiva analitica contemporanea. Tale confronto, rendendo esplicite le principali differenze metodologiche e culturali, ha consentito di avviare alcune riflessioni storiche e teoriche sull’analisi della polifonia.

L’intervento di Peter Niedermüller (Toward the reception of Carlo Gesualdo’s music in the writings by Giovanni Battista Doni), si è proposto sia di rendere evidenti le ragioni per la quali Doni si sia riferito nei suoi scritti a Gesualdo, sia di indagare in che modo la musica di Gesualdo fu recepita nella prima metà del XVII secolo. Secondo studi recenti, Doni potrebbe aver ascoltato la musica di Gesualdo proprio in casa Barberini intorno al 1634, rappresentando quindi un buon esempio della recezione di Gesualdo in quegli anni. Nel dialogo De praestantia musicae veteris Doni non assimila i madrigali di Gesualdo alla musica antica, ma piuttosto mostra la loro differenza con questa; egli, non opponendosi interamente alla polifonia, intendendo con stile madrigalesco non solo polifonia, ma una speciale qualità melodica, intende Gesualdo come esempio di una estetica attuale.

Ha concluso la prima sessione la relazione di Marco Giuliani (R.I.M.: una base di dati multimediale sui madrigali del Principe Carlo Gesualdo di Venosa), che ha illustrato le potenzialità analitiche e documentarie del R.I.M., data base organizzato in 25 campi e contenente oltre 20.000 testi poetici intonati da musicisti del XVI e XVII secolo, migliaia di trascrizioni, di incisioni discografiche e copie di antiche dedicatorie. Il R.I.M. pertanto può dimostrarsi uno strumento efficace per mettere in luce alcuni fenomeni inerenti la circolazione delle opere di Gesualdo e le relazioni tra testo e musica, oltre che a verificare, attraverso il confronto incrociato, il grado di autonomia della produzione di Gesualdo rispetto a quella dei musicisti coevi nella delicata fase di transizione alla monodia.

Agostino Ziino ha presieduto la sessione del pomeriggio (Intorno a Gesualdo: la famiglia, la corte, i musici), che ha trattato aspetti storico-documentari della ricerca su Gesualdo e la sua corte di musicisti. Enrica Donisi (La famiglia Gesualdo tra cultura e mecenatismo) si è occupata di rintracciare, nei due rami della famiglia Gesualda, i Pescopagano e i Conza, le opere musicali e poetiche composte in onore dei vari membri della famiglia Gesualda e dei suoi discendenti. Infatti tra il XV e il XVII secolo la famiglia Gesualda, oltre ad ospitare tra i suoi esponenti matematici e filosofi, si distinse per il suo mecenatismo culturale. La Donisi nella sua relazione ha menzionato alcune opere dedicate ai Gesualdo, evidenziandone l’occasione di composizione e ricordando poeti al loro tempo famosi, ma oggi pressoché sconosciuti, come Horatio Comite, Antonio Bruni, Domenico Benigni, alcuni dei quali membri dell’Accademia degli Oziosi.

Il contributo di Marta Columbro (Il Fondo Gesualdo presso la Biblioteca Provinciale di Avellino) ha dato conto del Centro Studi e Documentazione intitolato a Carlo Gesualdo recentemente istituito presso la Biblioteca Provinciale di Avellino, con la partecipazione della Provincia di Avellino e grazie al lavoro di ricerca di Annibale Cogliano. La Columbro ha evidenziato come il Centro, in cui è raccolto un fondo cospicuo con materiali provenienti da vari archivi - per lo più inediti - incentrati sulla stirpe dei Gesualdo, sia di fondamentale importanza per tutti gli studiosi che intendono approfondire la ricerca storica sulla famiglia dei Gesualdo, sul suo radicamento nel territorio, su aspetti politici e istituzionali dell’epoca. Le indagini che si possono svolgere grazie a tale materiale possono gettare nuova luce su problematiche anche strettamente musicali riguardanti Carlo Gesualdo e la corte di musici a lui vicina.

Domenico Antonio D’Alessandro (Giovanni De Macque: nuovi documenti napoletani, precisazioni biografiche e rinvenimenti musicali) nel suo intervento si è occupato di alcuni documenti riguardanti la biografia napoletana di Giovanni De Macque, tra cui principalmente il suo testamento rinvenuto all’Archivio di Stato di Napoli, il cui contenuto è stato portato alla conoscenza degli studiosi in occasione del presente convegno. D’Alessandro ha inoltre comunicato il rinvenimento del “I libro dei madrigali a quattro voci” - considerato perduto – composto da De Macque nel novembre 1586, appena un mese dopo la dedica a Carlo Gesualdo della sua raccolta di Ricercari e canzoni francesi a quattro voci.

La relazione di Luigi Sisto (Mutio Effrem e la corte del Principe di Venosa a Gesualdo) ha posto l’attenzione sulla figura di uno dei musicisti presenti alla corte del Principe nel castello di Gesualdo, Mutio Effrem, di cui sono stati indagati alcuni aspetti biografici poco noti, grazie al ritrovamento di alcuni documenti inediti dell’epoca. Lo studio di tali materiali si è rivelato importante al fine di meglio comprendere i rapporti tra Effrem, Pomponio Nenna, Giovan Battista da Paola e lo stesso Carlo Gesualdo. Dall’esame delle lettere inviate da Gesualdo da Eleonora D’Este, si è inoltre potuto definire con maggiore accuratezza il ruolo della gentildonna, e avere ulteriori testimonianze del suo impegno nei confronti dei musicisti e della sua attiva partecipazione agli eventi di corte.

Al termine della sessione, fuori programma, la scrittrice Patrizia Gorgoni ha presentato il suo recente romanzo Note di sangue ispirato a Gesualdo e Maria D’Avalos, mentre il compositore Francesco D’Avalos ha illustrato e fatto ascoltare alcune parti della sua opera Maria D’Avalos, dedicata alla figura della sua antenata.

Alle 20, nel Loggiato del Castello, ha avuto luogo un concerto dei “Solisti del Conservatorio di Potenza”: Chiara Tiboni (clavicembalo), Lucia di Sapio (arpa), Carmine Sassano (tenore) e Melina Lopardo (soprano), hanno eseguito musiche di Gesualdo da Venosa, Caccini, Frescobaldi, Couperin, Croft, Händel, Suriani. Venerdì 19 settembre alle 9.30 hanno avuto inizio i lavori della terza sessione (I testi poetici e il repertorio profano), presieduta da Antonino Marcellino in sostituzione di Claudio Gallico.

Elio Durante e Anna Martellotti (Carlo Gesualdo e i poeti di Ferrara) hanno proposto un puntuale e attento confronto tra alcuni testi significativi di madrigali gesualdiani - estratti da tutti e sei i libri - nella formulazione originale di poeti come Tasso e Guarini, ma anche Cassola, Alberti, Bonasone e la versione riadattata per la messa in musica. Tale collazione ha consentito a Durante e Martellotti di delineare un percorso che, muovendo dai primi due libri di madrigali, in cui i testi vengono sfrondati soprattutto per eliminare ogni riferimento a situazioni di scherzo e allusioni volgari (per cui Gesualdo evidentemente dimostra la sua insofferenza) percorre tutti i successivi libri; nei primi due libri si delineano gli archetipi della poetica gesualdiana che verranno poi ripetuti ossessivamente nei libri successivi, caricandosi di ossimori e contrasti violenti, e contraendosi in senso epigrammatico.

La relazione di Anthony Newcomb (Gesualdo’s Luzzaschi “d’ogni altro si burla”), ha trattato del rapporto tra Luzzaschi e Gesualdo. La sua influenza su Gesualdo e sulla sua cerchia di musicisti napoletani fu notevole: se l’imitazione-emulazione di Luzzaschi si manifesta negli anni precedenti al 1594 anche con la messa in musica degli stessi testi, nei madrigali scritti da Gesualdo dopo il suo arrivo a Ferrara e pubblicati prima della sua morte tale aspetto è quasi inesistente. Newcomb ha proposto una visione più sfumata delle influenze di Luzzaschi su Gesualdo, ottenibile considerando lo stile di Luzzaschi come un tutto, sulla scorta delle nuove riflessioni rese possibili dalla recente edizione delle due scelte napoletane del 1611 e 1613 e della edizione completa – in corso di realizzazione – di tutti i madrigali senza accompagnamento curata dallo stesso Newcomb.

Oggetto dell’intervento di Niccolò Maccavino (Le canzonette a cinque voci di Carlo Gesualdo), sono state le canzonette di Gesualdo All’ombra degli Allori e Come vivi cor mio, pubblicate postume da Pomponio Nenna in coda al suo Ottavo libro de’ madrigali a 5 (1618). Le due composizioni, unico esempio completo a noi pervenuto di canzonette di Gesualdo – di incerta datazione - sono state messe in relazione con le villanelle-canzonette a cinque voci composte dal “nobile palermitano” Sigismondo D’India, che si formò musicalmente nella Napoli dominata da Jean de Macque e dai compositori dell’entourage del Principe di Venosa. Maccavino ha confrontato dal punto di vista strutturale e metrico i testi delle canzonette gesualdiane e di Sigismondo D’India, indi ha proceduto con un’analisi formale e armonica dei brani, evidenziandone similitudini e differenze e sottolineando il loro carattere di “miniaturizzazione del madrigale”, nel segno di una maggiore semplicità e levità costruttiva.

Giorgio Sanguinetti (Condotta delle voci “parsimoniosa” e sistemi esatonali in alcuni madrigali di Gesualdo) ha applicato ad alcuni passaggi di madrigali di Gesualdo tratti dal V e VI libro un particolare metodo analitico che utilizza una tecnica di collegamento di triadi basata sull’impiego di “cicli a minimo spostamento”. Tali cicli, consistenti nella trasformazione di una triade di partenza senza riferimento ad una scala diatonica, furono descritti per la prima volta da Richard Cohn e applicati alla musica tardo-romantica, musica, analogamente a quella di Gesualdo, che presenta un alto grado di cromatismo. Alla luce delle analisi effettuate, Sanguinetti è giunto alla conclusione che Gesualdo, compositore del suo tempo, non si può considerare un precursore dei tardo-romantici. Le analogie trovano una spiegazione nel fatto che le tecniche compositive di Gesualdo e quelle tardo-romantiche ebbero luogo rispettivamente prima che il sistema armonico occidentale si istituzionalizzasse e quando questo sistema stava esaurendo le sue funzioni e la sua storia.

La sessione del pomeriggio (Attualità di Gesualdo), presieduta da Rossana Dalmonte, si è aperta con la relazione di Marco Della Sciucca (Il “Monumentum pro Gesualdo” di Stravinsky come interpretazione analitica), che ha presentato una analisi dettagliata della rielaborazione dei tre madrigali gesualdiani (due dal V libro e uno dal VI) che Stravinsky opera nel Monumentum, in relazione agli originali. Della Sciucca infatti ritiene che, nonostante la rielaborazione di Stravinsky sia stata oggetto di numerosi studi, in essi troppo spesso si sia insistito su un giudizio negativo dell’opera, giudizio dovuto principalmente al fatto che l’aspetto cromatico vi è stato accentuato in senso di verticalità armonica a discapito della componente contrappuntistica che principalmente li motivava. La relazione presentata ha invece - attraverso l’analisi comparata - posto l’accento su aspetti inediti e interessanti, in senso “artisticamente interpretativo”, spesso sfuggiti ai critici sia stravinskiani che gesualdiani.

Luisa Curinga (Trascrizione o trasfigurazione? Elaborazioni di Salvatore Sciarrino dei madrigali gesualdiani), dopo una breve introduzione in cui ha presentato le numerose elaborazioni da Gesualdo di Salvatore Sciarrino per differenti organici, ha appuntato la sua attenzione principalmente sul madrigale Tu m’uccidi, o crudele (V libro), oggetto di particolare interesse in virtù delle quattro versioni che Sciarrino ne ha tratto tra il 1998 e il 1999. Considerata la ricerca di lunga data di Sciarrino nei confronti del genere della trascrizione, che egli ritiene un’operazione di trasfigurazione di un’opera e non un semplice trasloco meccanico di note, l’esame delle quattro successive elaborazioni del madrigale, confortato dall’ascolto, ha consentito di tracciare un percorso che ha mostrato come, di versione in versione, l’elaborazione si sia allontanata sempre più dall’originale, assumendo una propria fisionomia e un alto grado di autonomia.

L’intervento di Imma Battista (Il “dramma” di Carlo Gesualdo secondo Alfred Schnittke) ha avuto per oggetto l’opera lirica Gesualdo di Alfred Schnittke (1995), una delle non poche trasposizioni nel teatro musicale moderno della vita di Carlo Gesualdo, soprattutto in riferimento al tragico epilogo del matrimonio con Maria D’Avalos. La Battista ha evidenziato, grazie all’esame della corrispondenza tra il compositore e il librettista Richard Bleschacher, come la genesi dell’opera sia stata vissuta in maniera controversa con diverse difficoltà dovute principalmente al fatto che Schnittke non sentiva il soggetto come suo, e lo viveva per molti aspetti come qualcosa di imposto. Tale difficoltà, testimoniata anche dalla scelta di un regista italiano allo scopo precipuo di entrare meglio nell’atmosfera partenopea, ha avuto con ogni probabilità un’influenza negativa sulla riuscita complessiva dell’opera, che nelle sue due rappresentazioni (la prima alla Staatoper di Vienna) ha ricevuto accoglienza contrastante da parte della critica.

Rocco Brancati (Gesualdo: eutanasia di un’anima perduta. Tra cinema e letteratura) si è occupato delle più recenti produzioni cinematografiche e letterarie ispirate alla biografia di Carlo Gesualdo. Nel cinema, dopo il film documentario di Werner Herzog, Brancati ha dato conto della sceneggiatura – in fase di ultimazione – del film di Bernardo Bertolucci Inferno e Paradiso di cui si inzieranno a breve le riprese tra Napoli, Gesualdo e Venosa, e del regista Luigi Di Gianni, un decano della nostra cinematografia, allievo di Blasetti, che girò in Basilicata i primi documentari dell’etnologo Ernesto De Martino, che ha pronta la scenografia di un film su Gesualdo. In campo teatrale è stata ricordata la Terribile e spaventosa storia del Principe di Venosa e della bella Maria di Salvatore Sciarrino, mentre in campo letterario Brancati ha illustrato lo spirito e l’impostazione del recentissimo romanzo (luglio 2003) dello scrittore belga Jean Marc Turine, che interpreta la vicenda di Gesualdo nel segno del suo tormento interiore.

Sabato 20 settembre i lavori si sono spostati a Potenza dove l’Auditorium del Conservatorio “G. da Venosa” ha ospitato la giornata conclusiva del convegno. La quinta e ultima sessione (Il repertorio sacro), presieduta da Anthony Newcomb si è aperta con la relazione di Giovanni Acciai (Le composizioni sacre di Gesualdo: un approccio analitico sul piano della retorica musicale. Ma non solo) che ha affrontato il repertorio sacro di Gesualdo da un punto di vista analitico in correlazione alla retorica musicale del tempo. Acciai, rilevando come l’attenzione rivolta dagli studiosi all’opera sacra di Carlo Gesualdo sia stata - sia in passato che recentemente – a dir poco marginale, per non dire superficiale, ha proposto un puntuale raffronto tra alcune figure mutuate in gran parte dalla retorica classica e alcuni stilemi compositivi di Gesualdo che a tale retorica possono essere ricondotti. L’esposizione di Acciai è stata confortata da un gran numero di esempi musicali, in ascolto e in partitura, che hanno offerto una panoramica molto ampia delle composizioni sacre del Principe, avviando una esegesi il più possibile esaustiva.

Manuela Toscano (Struttura dissimulata e caos apparente nei “Responsoria” di Settimana Santa di Carlo Gesualdo) ha rintracciato nei Responsoria alcune strutture formali analizzando l’”exordium” di Eram quasi agnus innocens e il finale del “versus” di Recessit Pastor Noster, in cui densità di procedimenti cromatici e contrappuntistici producono simmetrie, ambiguità, instabilità sonore, formali e morfologiche, con forti effetti di decentramento e di “vertigine formale” rispetto a una rappresentazione classica della bellezza e alla composizione “osservata” dell’opera. La Toscano ha istituito un parallelismo tra l’architettura musicale dei Responsoria e alcune architetture di palazzi ferraresi, particolari dei quali sono stati mostrati in diapositiva. La conclusione è che se la “grande” architettura dei Responsoria è salvaguardata, essendo garantite intelligibilità formale e modale, all’interno essi presentano forze di instabilità; dalle volute deviazioni da una forma serena che riposa in se stessa deriva una forte tensione formale ed espressiva, rivelatrice di una coscienza problematica e di una identità artistica inquieta.

La chiusura dei lavori del convegno è stata affidata a Franca Antonietta Di Tommaso, presidente del C.d.A del Conservatorio di Potenza, che ha espresso soddisfazione per la riuscita della manifestazione, impegnandosi ad adoperarsi per la pubblicazione degli Atti, e da Vito Santarsiero, presidente della Provincia di Potenza.

Luisa Curinga