Istituto per i Beni Musicali in Piemonte

con il patrocinio della Società Italiana di Musicologia
e della Procura Generale della Confederazione dell'Oratorio di San Filippo Neri

 

Saluzzo, Scuola di Alto Perfezionamento Musicale

8-10 ottobre 2004

Programma (in pdf)

Sommario degli Atti

Resoconto

Nei giorni 8-10 ottobre 2004, si è svolto a Saluzzo, presso la Scuola di Alto Perfezionamento Musicale, il convegno internazionale di studi dedicato alla figura del beato Ancina (nel quarto centenario della morte), organizzato dall’Istituto per i Beni Musicali in Piemonte, con il patrocinio della Società Italiana di Musicologia e della Procura Generale della Confederazione dell’Oratorio di San Filippo Neri.

Il convegno ha preso avvio nel pomeriggio di venerdì 8 ottobre, con il saluto delle autorità (tra cui l’Assessore regionale Giovanni Carlo Laratore, il Vescovo di Saluzzo S. Ecc. Mons. Giuseppe Guerrini, e il Procuratore Generale della Confederazione dell’Oratorio padre Edoardo Cerrato) e del Presidente dell’Istituto per i Beni Musicali in Piemonte, Alberto Basso.

La prima sessione, presieduta da Paolo Gallarati, è iniziata con la relazione di Elisabetta Crema (Università degli Studi di Milano), dedicata a La poesia del «Tempio Armonico»: imitazione, travestimento, riscrittura: sulla base del lavoro filologico e analitico svolto per la preparazione della prima edizione critica completa del Tempio, la studiosa ha potuto mostrare interessanti esempi circa i metodi anciniani di scrittura ed elaborazione dei testi, soffermandosi in particolare sui rapporti testuali con le Nuove laudi ariose e con la raccolta di laudi dell’Abate Romano, nonché sul riconoscibile influsso di Jacopone da Todi e di Petrarca su Ancina. Piero Gargiulo (Conservatorio di Parma), nell’intervento «Usque adeo suaves et amoenos reperias […] cantus»: il pensiero teorico di Ancina per l’«angelico concento» ha tracciato un bilancio dei contributi teorici di Ancina: aldilà delle probabili false attribuzioni (del resto non infrequenti nel vasto lascito manoscritto lato sensu anciniano) – in questo caso le Regole del canto figurato e il Solfeggiamento –, si tratta delle tesi d’argomento musicale incluse tra le 118, dei più disparati argomenti, discusse da Ancina in occasione della sua laurea; in una di esse, tra l’altro, figura la menzione, finora inosservata, di un ‘Adriano’ da identificarsi senz’altro con Willaert.
Marco Giuliani (Conservatorio di Foggia) ha mostrato, nella sua relazione Il «Tempio Armonico». Storia di un ciclopico progetto edificante e del relativo apparato celebrativo: fonti collazioni e contenuti, interessanti elementi riguardanti la presentazione bibliografica e la struttura della raccolta anciniana: elementi che ne confermano la natura non di semplice antologia, ma di progetto editoriale, estetico e devozionale altamente consapevole e organizzato. Francesco Luisi (Università di Parma) ha poi presentato, in un ampio ed erudito excursus intitolato Giovanni Giovenale Ancina e il cardinale Romolo Cesi: un rapporto fruttuoso in territorio narnese, i risultati di una ricerca partita dal dato archivistico ed approdata ad un vasto orizzonte interdisciplinare (tra storia materiale, dell’arte, della chiesa e della musica) intorno ai rapporti tra Ancina, la famiglia Cesi e altri personaggi inseriti nel territorio di Narni (tra cui Felice Anerio), e ai riflessi di tali rapporti nella raccolta poetico-musicale anciniana.

La sessione mattutina di sabato 9 ottobre è stata aperta da Bianca Maria Antolini, Presidente della Società Italiana di Musicologia, che ha rivolto un saluto ai presenti, sottolineando l’importanza della figura di Ancina in quanto punto d’incrocio di numerose direttrici di ricerca, ed indicando, dunque, il convegno come un ottimo esempio delle attuali priorità negli indirizzi di studio patrocinati dalla SIdM. L’intervento di Paola Besutti (Università di Lecce) Lamentationes Hieremiae prophetae: attribuzioni e contesti ha richiamato, sulla base del case study inerente alle lamentazioni del codice vallicelliano O.31, l’importanza cruciale di un ritorno allo studio critico sistematico del corpus manoscritto anciniano, onde porre basi certe per le analisi future. Daniele V. Filippi (Università di Pavia, sede di Cremona) ha proposto un inquadramento ‘panoramico’ della raccolta di Ancina nel repertorio della Musica spirituale a Roma dalla lauda al «Teatro Armonico», riflettendo poi sulle diverse letture musicali dei medesimi testi da parte di autori laudistici come Soto e compositori della generazione successiva come Giovanni Francesco Anerio. Stefano Lorenzetti (Conservatorio di Vicenza) ha esplorato, nella relazione intitolata «Tempio Armonico»/«Teatro Armonico»: musica come forma di eloquenza sacra nella ritualità devozionale tra Cinque e Seicento, l’amplissimo tema dell’eloquenza in relazione alle arti e alla musica, nel contesto della cultura cristiana del Cinquecento; tra bibliografia e storia della retorica, estetica e simbologia, uno spazio particolare è stato dato all’indagine sulla ‘topografia sacra’ virtuale e reale nel Tempio Armonico. Ha chiuso la sessione l’intervento di Agostino Ziino (Università Tor Vergata, Roma) dedicato alle Fonti musicali delle laudi di Ancina: l’autore ha presentato una catalogazione dei testi laudistici pervenutici in differenti versioni musicali, che getta una luce sul mondo interessantissimo e pressoché inesplorato dell’intertestualità poetico-musicale in questo repertorio.

Nella sessione pomeridiana, presieduta da Francesco Luisi, Daniele Torelli (Università di Parma) ha presentato la relazione Ancina in Piemonte: la diffusione della lauda nelle stampe tra Cinque e Seicento, in cui ha esposto i fruttuosi risultati di un’intensa attività di ‘escavazione bibliografica’ nelle biblioteche del Piemonte (con nuovi ritrovamenti, ad esempio, a Novara e Cuneo) e rivelato l’assenza di una ricezione propriamente piemontese di Ancina (nella regione natia del beato prevale, invece, la tradizione laudistica gesuitica). La relazione di Francesc Bonastre, dell’Università Autonoma di Barcellona, Il villancico come origine dello sviluppo dei primi oratori nella Spagna del XVII secolo, ha poi avviato una serie di interventi volti ad ampliare l’orizzonte storico-culturale del convegno: dalla storia plurisecolare della composizione e ricezione del ricchissimo repertorio del villancico spagnolo si è così passati, con Annibale Cetrangolo (Università Ca’ Foscari, Venezia), all’esplorazione delle Committenze musicali delle confraternite nelle Americhe durante il periodo coloniale (tra maestri affiliati alle confraternite come Zipoli o Capdarros, incontri tra diverse appartenenze razziali e religiose, i villancicos esotizzanti di Juan de Arauxho e le trascrizioni pionieristiche di musica folklorica locale condotte da vescovi e missionari…), e quindi, con Salvatore Maugeri (Pont Saint-Martin), all’ambito francese (Il contesto musicale devozionale in Francia nel XVII secolo: parafrasi di salmi, parodie di «airs de cour» e «cantiques spirituels»), con particolare enfasi sulla musica spirituale cattolica, sulle relazioni con il teatro d’argomento sacro, l’apporto dei Gesuiti, l’evoluzione delle forme musicali (le parafrasi salmodiche, la chanson spirituelle, il cantique, la cantata). Francesco Zimei (Istituto Abruzzese di Storia Musicale, L’Aquila), a conclusione della giornata, ha ricostruito la veste musicale della visita alle Sette Chiese, la celebre pratica devota romana cara a san Filippo: la relazione Vanità di vanità. «Suoni et Canti» per la visita delle Sette Chiese ha analizzato le testimonianze documentarie e iconografiche, studiando il celebre componimento Vanità di vanità, l’evoluzione del pellegrinaggio filippino nei decenni successivi alla morte del Fondatore, le corrispondenze tra tappe del percorso, sequenze di meditazione e laudi.

La sessione conclusiva del convegno, nella mattinata di domenica 10 ottobre, è stata presieduta da Agostino Ziino, ed è iniziata con la relazione di Cristina Santarelli (Istituto per i Beni Musicali in Piemonte, Torino) La musica celeste nella pittura devozionale della Controriforma, a partire dalla riflessione teorica coeva, è stata proposta un’analisi iconografica di alcune figure che nella pittura dell’epoca (da Raffaello a Guido Reni, Guercino, De Ribera, Poussin…) sono costantemente accompagnate da elementi ‘musicali’: san Francesco consolato da un concento angelico, san Girolamo che ode le trombe del giudizio, san Paolo rapito al terzo cielo, santa Maria Maddalena ‘nutrita di musica’ dagli angeli, santa Teresa in estasi, e, naturalmente, santa Cecilia. Eleonora Simi Bonini (Istituto di Bibliografia Musicale, Roma) ha quindi presentato un contributo sul Compositore spagnolo Cristoforo Montemayor, sulle sue laudi e in particolare su un manoscritto di composizioni liturgiche, probabilmente autografo, da lui donato ad Ancina nell’ottobre del 1593. Kimberlyn Montford, della Trinity University di San Antonio (Texas), nell’intervento The «Affetti amorosi spirituali» (Rome, 1617): Devotion in the Female Monasteries of Post-Tridentine Rome, ha ricordato la persistente difficoltà a ricostruire i repertori musicali dei monasteri femminili romani, difficoltà dovuta anche all’assenza di testimonianze a stampa: in tal senso gli Affetti di Paolo Quagliati, dedicati a suor Anna Maria Cesi, costituiscono per noi una felice eccezione; la studiosa americana ha analizzato alcuni passaggi della lettera dedicatoria relativi alla prassi esecutiva, i procedimenti di parodia testuale rintracciabili nella raccolta, e le strategie compositive attuate in due madrigali spirituali su testo di Guarini. Ha concluso i lavori del convegno la relazione di Alina Zórawska-Witkowska (Università di Varsavia) dedicato ai Canti natalizi in Polonia nel XVII secolo, ovvero ad un’altra tradizione ricchissima e viva fino al giorno d’oggi, animata e sostenuta da intenti fondamentalmente accostabili a quelli di Ancina: offrire ai fedeli canti devoti attingendo con intelligenza e sensibilità ad un repertorio musicale fruibile da tutti.

L’Accademia Corale Città di Saluzzo, diretta da Ivano Scavino, ha poi eseguito alcune laudi di Giovanni Giovenale Ancina; fuori programma, nel breve concerto di chiusura, un Gaudeamus igitur offerto a voci unite da coro e convegnisti ad Alberto Basso, ‘neolaureato’ ad honorem presso l’Università di Barcellona.

Daniele V. Filippi